Roma è un vero e proprio museo a cielo aperto, dove ogni angolo della città offre tesori meravigliosi che attendono solo di essere scoperti.
La vera essenza della Capitale è rappresentata dai siti archeologici di epoca romana, che consentono ai visitatori di tutto il mondo di intraprendere un viaggio nella storia.
Cippo pomeriale di travertino
Proprio durante gli scavi per l’installazione del nuovo sistema fognario di Piazza Augusto Imperatore è stato rinvenuto, ancora conficcato nel terreno l’ennesimo reperto archeologico: si tratta di un rarissimo cippo pomeriale di travertino di notevoli dimensioni (193 x 74,5 x 54).
Grazie all’iscrizione è stato possibile affermare che il cippo risale presumibilmente all’epoca di Claudio e di conseguenza all’ampliamento del pomerium effettuato da quest’ultimo nel 49 d.C.
Il cippo è attualmente esposto nella Sala Paladino del Museo dell’Ara Pacis, dove è conservato anche il calco della statua dell’imperatore, in attesa di una definitiva collocazione all’interno del complesso museale del Mausoleo di Augusto.
Roma non smette mai di stupire e si mostra sempre con nuovi tesori. Si tratta di un ritrovamento eccezionale: nel corso del tempo, sono stati rinvenuti solo altri dieci cippi relativi all’epoca di Claudio e il più recente, fino ad oggi, è stato ritrovato nel 1909, dunque oltre 100 anni fa. Con la riapertura del Mausoleo di Augusto a marzo 2021, e con i lavori di piazza Augusto Imperatore, tutta l’area tornerà a nuova vita. In questo modo sarà completamente rinnovato un quadrante centrale della nostra città – la sindaca di Roma Virginia Raggi.
Cippo pomeriale di travertino – l’iscrizione
L’iscrizione si riferisce al confine del pomerium, cioè il limite sacro che divideva l’urbs (la città in senso stretto) dall’ager, ossia il territorio esterno.
Si tratta di uno spazio di terreno, lungo le mura, benedetto e circoscritto da cippi di pietra, dove non era consentito coltivare la terra, abitare o erigere costruzioni e al cui interno era vietato condurre armi.
A causa della sua importanza il pomerio veniva di rado modificato. L’autore dei cambiamenti era denominato il nuovo fondatore della città: è proprio questo che fa l’imperatore Claudio.
Con l’andamento segnato dai suoi cippi – dopo la conquista della Britannia – rivendicò l’ampliamento dei confini del popolo romano, seguendo una concezione articolata che permette di abbracciare sguardi politici, filosofia, strategia e aspirazioni.
Ampliamento del pomerium effettuato da Claudio
La serialità del testo ufficiale inciso sui cippi consente una parziale ricostruzione della parte mancante.
L’imperatore Claudio, secondo la formula di rito, viene ricordato con i suoi titoli e con le sue cariche e esige l’ampliamento del pomerio, non facendo alcun accenno ai territori conquistati, ma ponendo l’accento solo sull’allargamento dei confini del popolo Romano.
L’ampliamento del confine fisico in realtà può indicare anche l’ingrandimento del corpo civico, con l’estensione della cittadinanza romana alle élite della Gallia.
A tal proposito l’ampliamento del pomerio indica un allargamento della visione dell’Urbe effettuata da Claudio mediante un gesto concreto dalla forte matrice religiosa, politica e simbolica.
Osservando gli altri esemplari di cippi ritrovati nel corso degli anni, si noterà che sia l’impaginazione sia la disposizione del testo conservato sono molto simili.
Non si conserva il numerale seriale, che in tre casi compare sul fianco sinistro del cippo, e la parola pomerium, in due casi attestata sulla sommità.
L’intervento sul pomerio effettuato da Claudio è un unicum – attestato sia da un punto di vista epigrafico sia a livello letterario.
È inoltre l’unico menzionato all’interno della Lex de imperio Vespasiani, come precedente, nonché quello che apre il dibattito sui nomi degli autori di eventuali ampliamenti del pomerio.
L’eccezionalità del ritrovamento di questo cippo offre nuovi spunti di riflessione sul pomerio e anche sull’esistenza o meno dello ius proferendi pomerii, e più in generale sulle valenze che allo “spazio” attribuivano i romani.