Nel Borneo indonesiano, da scavi archeologici, è emersa quella che è stata definita la prima sala operatoria dell’umanità.
Dichiarazione che lascia davvero un po’ sconcertati poiché è davvero difficoltoso sulle prime anche solo provare ad immedesimarsi fisicamente con tale ritrovamento.
Che le pratiche sanitarie fossero conosciute fin dai tempi antichi è un dato di fatto come ragionevolmente lo è pensare che anche nell’età in cui la vita dell’uomo si svolgeva nelle caverne, un minimo di impegno in tal senso già ci fosse ma l’idea di una vera sala operatoria, senz’altro lascia qualche dubbio perlomeno nell’approccio iniziale.
L’archeologia, fulcro fondamentale dello studio della nostra storia dagli inizi, ci permette di venire a conoscenza anche di alcuni importanti e talvolta sconvolgenti segreti delle civiltà di un tempo.
Il loro vissuto di un’intera fetta di tempo, rimasta cristallizzata ad aspettare viene dagli archeologi riportata alla luce e quindi alla divulgazione fuori dall’ambito storico-scientifico, grazie alle spedizioni di ricercatori che spesso operano in team.
Ed ogni volta accadde una sorta di magia poichè ogni volta sembra incredibile pensare a quanti anni siano passati da quando il mondo è abitato.
E’ inoltre affascinante poi vedere raccontata una fetta di storia che in qualche modo si rispecchia esattamente in ciò che noi ci aspettiamo.
Ci da continuità emotiva l’apprendere attraverso una scoperta archeologica che i nostri antenati cacciassero le prede con l’utilizzo di rocce manualmente affilate così tanto da renderle mortali.
E che emozione riuscire a citare in amabili discorsi colloquiali che tutto sommato l’australopiteco Lucy, ci ha aspettati adagiata sul fondale di un fiume solo per dirci, dopo tremila anni, io facevo quello che ora, in modo più evoluto, fai esattamente tu.
Verosimilmente non inquinava ma questa è un’altra storia che con il mistero c’entra poco o forse sì poichè rimane incomprensibile come l’uomo evoluto riesca a danneggiarsi da solo.
La prima sala operatoria mai esistita. Un gravoso impegno emotivo anche il solo immaginarla
Ci crediamo così evoluti e di conseguenza invincibili che altezzosamente ormai ci voltiamo indietro a guardare il passato con l’aria di chi forse, nelle stesse situazioni avrebbe fatto meglio
Eppure i popoli di un tempo riuscivano a trovare soluzioni già allora e questo riusciamo a comprenderlo grazie al meticoloso lavoro degli esperti che nulla lasciano indietro nell’indagine storica che di volta in volta effettuano.
Oggi però viene riportato alla luce qualcosa di inusuale e misterioso nel suo complesso e con cui sarà difficoltoso anche se non impossibile, rapportarsi.
Nel Borneo indonesiano un team di studiosi è inizialmente venuto in possesso di uno scheletro, cosa del tutto normale dato l’argomento se non fosse che quei resti, fin da subito hanno evidenziato dei chiari segni di intervento chirurgico dando così al luogo del ritrovamento, una grotta, l’appellativo di prima sala operatoria della storia dell’uomo.
Misterioso arto amputato emerge dallo scheletro di un bambino
Dalle prime analisi è venuto alla luce che lo scheletro rinvenuto in quella che ormai viene definita una preistorica sala operatoria, appartiene ad un bambino. Sul quale studiosi dell’università del Queensland e di Sydney hanno fatto successivi accertamenti, dichiarando come risultanza e senza ombra di dubbio che all’infante fu amputata la gamba e ciò avvenne in una sala operatoria.
A rivelarlo un inequivocabile taglio netto e preciso, una frase questa pronunciata in sede accademica da far letteralmente rabbrividire.
Però ancora più sconvolgente rispetto a queste dichiarazioni solo iniziali, è che gli approfondimenti successivi sui resti, hanno evidenziato come il giovanissimo antenato, sia sopravvissuto alla preistorica amputazione nella sala operatoria in fondo ad una caverna del Borneo, tanto che a sostegno di tale ipotesi sono state largamente evidenziate le risultanze della guarigione.