Caro iCrewer, ritorniamo di nuovo sui lavori di restauro della Ronda di Notte di Rembrandt per informarvi sulla scoperta del disegno preparatorio dell’opera.
L’opera, realizzata ad olio su tela, mostra la guardia di Amsterdam guidata dal capitano Frans Banning Cocq e si inserisce nella grande tradizione dei ritratti collettivi emersa nella cosiddetta età d’oro dell’arte olandese.
Lo schizzo, scoperto durante le operazioni di restauro, iniziate al Rijksmuseum di Amsterdam nel 2019, permette di comprendere l’approccio di Rembrandt alla composizione da lui tracciata direttamente sulla tela.
Una nota del museo spiega che “il pittore olandese applicò un fondo marrone e poi impiegò una vernice beige con un alto contenuto di gesso per realizzare il primo disegno”. Ha evidenziato Taco Dibbits, direttore del Rijksmuseum
La scoperta dell’abbozzo rappresenta una svolta in questa indagine: abbiamo sempre sospettato che Rembrandt avesse fato uno schizzo sulla tela prima di imbarcarsi in questa composizione incredibilmente complessa, ma non avevamo le prove. Ora siamo in grado di guardare sotto la superficie della vernice meglio che in qualsiasi altro momento e abbiamo le prove che cercavamo, dando una vera comprensione, per la prima volta, di come è stato realizzato il dipinto.
La scoperta del bozzetto preparatorio della Ronda di Notte
La scoperta è stata possibile grazie alle nuove tecnologie che consentono di osservare attraverso gli strati di vernice e analizzare in dettaglio i materiali utilizzati da Rembrandt. E’ stato identificato anche un inchiostro che Rembrandt non ha mai usato in nessun’altra opera.
“Ogni nuovo dettaglio – ha spiegato Dibbits – ci offre un’altra prospettiva sul processo creativo di Rembrandt, facendo comprendere la sua idea originale e le sue scelte artistiche”.
Il processo di studio e di restauro dell’opera andrà avanti nei prossimi mesi, con l’obiettivo di riportare alla luce nuovi dettagli e soprattutto restituire al dipinto lo splendore di un tempo (in primis intervenendo sulle parti scolorite della composizione). Un percorso lungo, delicatissimo, e che fino a oggi ha visto il coinvolgimento di importanti organi e istituzioni internazionali: dalla Cultural Heritage Agency alla Delft University of Technology, dalla UvA – University of Amsterdam alla National Gallery of Art di Washington D.C.
Chissà quante opere potrebbero essere studiate e restaurate seguendo questo esempio. Penso che la tecnologia sia un ottimo sostegno per gli staff di restauratori e per la scoperta dei misteri che le opere nascondono tra le trame delle tele o tra i colori degli affreschi.