Il Teatro di Nerone ha finalmente una coordinata geografica che lo colloca in un punto ben preciso del globo.
Svelato dunque uno dei tanti misteri dell’arte che da secoli appassionava, avvolto in una sorta di alone tra dubbio e realtà circa la sua possibile esistenza in questo o quel punto della città eterna.
Ritrovati alcuni resti dell’antico Teatro di Nerone, che si credeva a questo punto davvero andato perduto.
Una nuova scoperta archeologica, definita di «eccezionale importanza« dalla soprintendente di Roma Daniela Porro e da altri esponenti della comunità scientifica, è stata annunciata nella mattinata di oggi, mercoledì 26 luglio.
Il ritrovamento è avvenuto a una profondità media di cinque metri rispetto all’attuale piano strada, a pochi passi dalla Basilica di San Pietro, in una zona che nel corso dei secoli ha subito radicali trasformazioni.
La scoperta, anzi le scoperte, coinvolgono un ampio arco cronologico, dall’età Repubblicana al XV secolo, e vanno dalle strutture del Theatrum Neronis, dove il quinto imperatore romano, l’ultimo della dinastia giulio-claudia, provava le sue esibizioni poetiche e canore, noto finora solo dalle fonti antiche, fino ad alcune testimonianze dei pellegrinaggi medievali nella zona della sepoltura dell’apostolo Pietro, lì dove sorgerà la Basilica costantiniana, antenata dell’attuale.
Il luogo della scoperta del Teatro di Nerone
La scoperta è avvenuta nella corte interna di Palazzo della Rovere, sede dell’Ordine equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme, in parte affittata a un albergo di lusso.
Lo scavo, condotto dalla Soprintendenza Speciale di Roma Archeologia Belle Arti Paesaggio, ha riportato alla luce sia strutture, sia decorazioni, sia oggetti.
In particolare i resti della parte sinistra della cavea a emiciclo, la scenæ frons, sontuose colonne finemente lavorate di marmi pregiati, decorazioni a stucco con foglia d’oro e ambienti di servizio, forse depositi per costumi e scenografie. Tutti elementi, insieme alla alta tecnica realizzativa e ai bolli laterizi, che concorrono a indentificare gli edifici ritrovati appunto come il Teatro di Nerone testimoniato dalle fonti antiche.
Inoltre sono emersi rarissimi esemplari di calici vitrei, brocche e materiale ceramico, insegne dei pellegrini, oggetti in osso e matrici per rosari, battuti stradali, a testimoniare l’evoluzione dell’area in età medioevale fra attività produttive e pellegrinaggi alla tomba di Pietro.
In antico l’area di scavo – iniziato due anni fa sotto la direzione scientifica di Renato Sebastiani e proseguito da Alessio De Cristofaro, archeologi della Soprintendenza, e condotto sul campo dall’archeologa Marzia Di Mento:
si trovava all’interno degli Horti di Agrippina maggiore, la vasta tenuta della famiglia giulio -claudia, dove Caligola aveva costruito un grande circo per le corse dei cavalli e Nerone realizzato un teatro, di cui parlano Plinio, Svetonio e Tacito.
Nonostante la stratigrafia complessa dei ritrovamenti e una fase di studio che dovrà portare a conferme, gli esperti concordano al momento che i resti siano indentificabili proprio con quelli del leggendario Theatrum legato solo alla sola memoria letteraria e circondato da una aura di leggenda.