L’unità d’Italia, di cui oggi ricorrono i 169 di storia, da sempre ha avuto il piacere di raffigurazioni pittoriche che ne hanno celebrato l’istituzione.
Espressioni dell’arte che danno rilievo ad un evento politico e sociale, sia in forma patriottica con la raffigurazione di battaglie con il tricolore o in forma allegorica in cui si lascia all’interpretazione di talune figure la vera essenza del messaggio.
Di queste espressioni artistiche celebrative dell’Unità d’Italia ve ne sono appunto molteplici e direi di andarne a vedere qualcuna nello specifico così da individuare quali sono gli elementi rappresentati che più di tutti rimandavano ai sentimenti di euforia generale.
L’unità d’Italia è innanzi tutto un lungo percorso politico e storico che favorì la produzione di opere d’arte specifiche, quasi una cronaca del tempo; raffiguranti scene belliche, momenti politici o tumulti popolari.
Spesso, visto il clima di incertezza, taluni artisti o committenti, optavano per una raffigurazione allegorica come abbiamo detto per poter così dire qualcosa in più attraverso le immagini allegoriche.
Proprio come nelle vie di Milano iniziarono a trovare spazio sui muri della città le scritte Viva Verdi, fintamente inneggianti al maestro di Busseto ma che celavano la più chiara delle frasi riferite alla sperata Unità d’Italia: Viva Vittorio Emanuele Re d‘Italia.
Proprio del filone allegorico è il dipinto che ti presento e che è stato riconosciuto Da Ferdinando Mazzocca come attribuibile a Giacomo Casa.
L’Unità d’Italia nel dipinto di Giacomo Casa
La scena partecipa un’intensa eleganza del tutto formale a cui si unisce una ricercata raffinatezza dei colori, riconducibile ai maestri veneti del cinquecento.
L’immagine è densa di figure che vede spiccare al centro Re Vittorio Emanuele II ai lati del quale vengono rappresentati. Giuseppe Garibaldi, Cavour e due figure femminili.
Queste ultime, altre non sono che la rappresentazione allegorica del Veneto e della Lombardia e in qualche modo svelano anche una ipotetica data d’esecuzione del dipinto, riconducibile agli anni che vanno tra il 1866, quando ci fu l’annessione del Veneto e probabilmente antecedente al 1870 quando i piemontesi attaccarono Porta Pia.
Procedendo nella descrizione, nella parte inferiore trovano collocazione il leone di San Marco e frutti dell’Abbondanza quasi sovrastati fisicamente da un un putto che sostiene tra le proprie braccia il tricolore francese, in omaggio del loro supporto nella seconda guerra d’Indipendenza che portò alla liberazione della Lombardia e del Veneto dall’ormai insostenibile morsa austriaca.
Per meglio comprendere il significato profondo di tutta la rappresentazione è opportuno fare riferimento a quella che fu la personalità dell’artista, il quale in prima persona si trovò, per insindacabile scelta personale, all’età di soli vent’anni, a partecipare con rinnovato valore alla rivoluzione veneziana;
Complice lo spirito per l’Unità d’Italia che deve averlo animato sul campo, da subito le sue creazioni pittoriche trovarono forte riscontro, godendo fin dall’immediatezza di una certa celebrità.
Tra queste Michelangelo che dirige i lavori di fortificazione a Firenze esposto tra le opere di punta alla Prima Mostra Italiana di Firenze nel 1861 o il Diluvio universale e La beneficenza, queste ultime due presentati alla Mostra di Venezia del 1862.
Giacomo Casa fu presente anche nel panorama artistico del momento come apprezzato affreschista.
Sue sono infatti le decorazioni della volta del Teatro Verdi di Padova, le chiese di San Moisè e di Santa Maria Formosa a Venezia e il soffitto dei Filippini in Chioggia e le Sale Apollinee alla Fenice.
Una curiosità, l’Unità d’Italia si festeggia in modo solenne ogni cinquant’anni, così come disposto per legge, nelle altre occasioni, copiose sono le manifestazioni in ricordo di quella che fu la prima pietra della nostra storia nazionale, senza però che sia data loro quell’impronta di ufficialità riservata appunto ai multipli della data zero.