Urbino città d’arte, per quattro giorni ha spostato le lancette del tempo indietro di 600 anni, tornando nel suo momento più florido: il Rinascimento.
Una ricostruzione storica quella che prende vita ogni anno nel centro storico della cittadina marchigiana, nel mese di agosto per dar modo ad un pubblico sempre più vasto di essere presente alla rievocazione che negli ultimi anni ha visto un crescendo importante di presenze.
Per quattro giorni tutto il centro storico della città di Urbino si trasforma, dando magicamente vita ad un contesto estremamente coinvolgente. L’intera popolazione, specialmente nelle ultime edizioni è scesa in campo per garantire la riuscita dell’evento.
Anche il brusio delle strade ha il compito di riportarti indietro nel tempo, quando in quelle stesse vie, proprio il giovane Raffaello Sanzio magari gironzolava in cerca di spunti o più semplicemente di ispirazione.
La città di Urbino nella rievocazione 2020 celebra Raffaello Sanzio per i 500 anni dalla morte
L’intera rievocazione muove i passi da un fatto storico di notevole importanza sociale e soprattutto politica per l’epoca: un matrimonio.
E’ il 24 giugno 1475 e ad Urbino si celebra l’unione tra la tredicenne Elisabetta, figlia di Federico da Montefeltro, Duca d’Urbino e il trentenne Roberto Malatesta; unione che suggellerà la fine momentanea delle ostilità tra due famiglie fortemente rivali.
Le porte di accesso della città di Urbino vengono sbarrate e figuranti in costume rinascimentale chiedono un obolo per l’accesso, dazio necessario per godere degli spettacoli sparsi un po’ ovunque nelle piazzette dell’intera città.
Anche i negozi smettono i moderni panni per ridiventare botteghe artigiane, all’ombra delle tipiche tele smerlate che oscurano il banco sottostante e poco importa poi se in vendita c’è l’ultima copia del libro di Sgarbi, tanto l’atmosfera è così reale che nessuno sembra o fa finta di farci caso.
E mentre si sta con il naso all’insù per ammirare gli addobbi rinascimentali che adornano finestre e portoni degli antichi palazzi con composizioni di fiori e frutta, è facile essere distratti da un fruscio ostinato che passandoti accanto ti fa girare; sono le squadre di arcieri che nei loro costumi finemente e puntualmente riprodotti, uomini e donne, procedono a passo svelto verso la piazza del Duomo per la contesa finale che assegnerà il trofeo dell’anno.
Urbino celebra gli antichi splendori
Giusto il tempo di perdersi in questa visione che subito, questa volta più in lontananza di riesce a distinguere nettamente il suono delle spade che battono tra loro e a volte basta girare l’angolo per imbattersi, tra un impagliatore di sedie e un artigiano del legno, un gruppo di spadaccini intenti ad allenare muscoli e riflessi e sovente offrono a qualche curioso del pubblico la possibilità di tirare con loro, ed ho personalmente assistito alla disfatta di uno di essi per mano di una turista dell’età di nove anni, il cui sorriso per l’impresa portata a termine, ha di certo fatto contento anche il prode spadaccino.
Ma ormai è l’imbrunire ed i tamburi che si odono avvicinarsi non possono che voler dire solo una cosa, il corteo storico è nelle vicinanze: arrivano gli sposi.
Il corteo è tra i più sontuosi, velluti, perle, scrigni con la dote della sposa e ancora cortigiani e dame in abiti di velluto che sembrano usciti da un quadro del concittadino Raffaello, in un tripudio di colori dal verde, al blu al giallo ocra. Per ultimi gli sbandieratori con il colori del ducato che con il loro sventolio danno tono al momento di festa e pazienza se dalla calzamaglia di qualche paggio spunta uno smartphone di ultima generazione, ormai la rievocazione e nel suo momento conclusivo è l’ora dei fuochi d’artificio: auguri agli sposi!