Tra Verona e l’immaginazione futurista, un esperimento abitativo degli anni ’30 sfida ancora oggi la nostra idea di casa.
Immagina di svegliarti la mattina e trovare la tua casa già orientata verso il sole. Le finestre inondate di luce, la facciata che si è spostata silenziosa, come un girasole meccanico. Non è fantascienza, ma un progetto visionario realizzato quasi un secolo fa in una frazione di San Martino Buon Albergo, vicino a Verona. Si chiama Villa Girasole, e il nome non è affatto simbolico: questa casa ruotava davvero per seguire il sole.
Oggi è dimenticata dai più, chiusa dietro i cancelli di una proprietà privata. Eppure, chi l’ha vista anche solo una volta non la scorda più.
Una villa che si muove: sogno o rivoluzione?

Era il 1935 quando l’ingegnere ferroviario Angelo Invernizzi completò il suo sogno: costruire una casa mobile, in grado di girare su se stessa grazie a un sistema di rotaie e carrelli meccanici. Un meccanismo degno di Jules Verne, eppure tutto vero: la struttura, montata su una piattaforma circolare di 44 metri, era in grado di compiere una rotazione completa in circa 9 ore e mezza, spostandosi lentamente per restare sempre in faccia al sole.
Il cuore pulsante di questo miracolo erano due motori diesel e una pulsantiera da cui era possibile controllare tutto, piano per piano. Il risultato? Una casa che non solo offriva la miglior esposizione possibile alla luce naturale, ma anche un’anticipazione concreta di quella che oggi chiameremmo bioarchitettura.
Futurismo, razionalismo e un pizzico di follia
Invernizzi non era un artista né un architetto, ma il suo progetto racchiudeva lo spirito più audace degli anni ’30. Villa Girasole è una fusione di razionalismo e intuizione ingegneristica, con interni distribuiti secondo funzioni precise e una torre centrale che sembra uscita da una base lunare. Tutto è geometrico, essenziale, proiettato verso il futuro.
A collaborare con lui ci fu anche Ettore Fagiuoli, nome noto nell’ambiente veronese, che contribuì a dare forma architettonica a un’idea che all’epoca sembrava utopia. Non a caso, la villa fu celebrata in diverse riviste di architettura e documentata nel tempo da registi e studiosi. Tra questi, il bellissimo documentario Il girasole di Marcel Meili e Christoph Schaub, oggi una piccola gemma per appassionati di architettura e cinema.
Oggi non gira più, ma la luce resta
Dal 2000 circa, Villa Girasole ha smesso di ruotare. I motivi? Cedimenti del terreno, deformazioni delle rotaie, carenza di manutenzione. Per anni è rimasta chiusa, in balia dell’incuria, tra vincoli di tutela, problemi di eredità e fondi bloccati.
Solo di recente qualcosa si è mosso: la Fondazione Cariverona, che ne detiene la gestione, ha promosso un nuovo piano di rilancio con l’obiettivo di completare un restauro strutturale entro il 2028. In parallelo, grazie a un partenariato con ICEA e l’Università di Padova, sono partite le prime visite guidate su prenotazione, rivolte a piccoli gruppi e professionisti del settore.
Non sarà ancora il flusso turistico delle ville venete classiche, ma è un primo passo per riportare questa meraviglia nel radar dei curiosi, degli architetti, dei visionari.
Un monumento (semi)dimenticato
Eppure viene da chiedersi: com’è possibile che un’opera così straordinaria sia così poco conosciuta? Forse perché non è comoda da raccontare. Villa Girasole non è bella secondo i canoni classici. Non è neppure facile da raggiungere. E soprattutto, mette in crisi l’idea stessa di casa come cosa ferma, statica, inamovibile.
È un’opera inquieta, un’architettura mobile e riflessiva, capace di dialogare con la luce, con il tempo e con l’ambiente. Proprio per questo è urgente proteggerla, studiarla e – perché no – restituirla al pubblico in modo stabile.
Se vuoi vederla
La villa si trova a Marcellise, frazione collinare a est di Verona. Non è aperta al pubblico tutti i giorni, ma è possibile prenotare visite tramite contatto diretto con la fondazione o durante eventi dedicati. Se capiti in zona, vale la pena almeno passare davanti al cancello. Perché già vederla da fuori, con la sua torre e il basamento circolare, è sufficiente a farti dire: “ma davvero qualcuno l’ha costruita?”
Ti affascinano i luoghi dimenticati e le architetture visionarie?
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