Il 31 ottobre 1954 segna una data successiva alla dissoluzione ufficiale delle organizzazioni militanti Irgun e Banda Stern, due gruppi sionisti paramilitari attivi in Palestina durante il mandato britannico. L’obiettivo? La lotta per la creazione di uno Stato ebraico indipendente, considerando il mandato britannico un ostacolo a questo obiettivo.
L’Irgun svolgeva attentati e operazioni di guerriglia, tra cui la più famosa è l’attacco all’Hotel King David nel 1946, da quale causò 91 morti. Nel 1948, con la nascita dello Stato di Israele, l’Irgun fu sciolto e i suoi membri confluirono nelle forze armate israeliane (IDF).
Il gruppo della Banda Stern, a pari passo con l’Irgun, voleva creare uno Stato ebraico su tutta la Palestina storica, a prescindere dal contesto geopolitico, e si spinse fino a contattare le potenze dell’Asse (Germania nazista e Italia fascista) durante la Seconda Guerra Mondiale, cercando alleanze contro l’Inghilterra. Anche quest’ultima venne sciolta ufficialmente con la nascita di Israele nel 1948.
Le dinamiche del 31 ottobre 1946
L’attentato all’ambasciata del Regno Unito in Italia avvenne nei pressi di Porta Pia a Roma il 31 ottobre 1946, con la deflagrazione di due bombe temporizzate all’interno di valige e lasciate all’ingresso dell’ambasciata; ferì due persone e danneggiò irreparabilmente l’edificio, l’aggressione fu rivendicata dall’organizzazione paramilitare sionista Irgun Zvai Leumi.
Non fu difficile risalire ai responsabili, venne immediatamente stabilito che i militanti stranieri dell’Irgun erano i diretti interessati, sotto la pressione del Regno Unito, la Polizia di Stato, i Carabinieri e le Forze di Polizia Alleate perquisirono e radunarono numerosi membri dell’organizzazione Betar, molti di loro furono reclutati tra i profughi sfollati.
A conferma dei timori per l’espansione del terrorismo ebraico oltre la Palestina mandataria, quello all’ambasciata fu il primo attacco da parte dell’Irgun sul suolo europeo. I governi britannico e italiano avviarono un’indagine approfondita accertandone la loro colpevolezza.
L’attacco fu condannato dai leader delle agenzie ebraiche che sovrintendevano ai loro rifugiati. L’Italia promulgò successivamente una rigida riforma sull’immigrazione, mentre nel Regno Unito aumentò il sentimento antisemita. Durante i primi anni cinquanta, Israele fece pressione agli inglesi per spingere il governo italiano a cessare la rigida politica sui militanti perseguiti.
Nel 1952 otto sospettati, tra cui il capobanda Moishe Deitel, furono processati in contumacia e ricevettero condanne lievi che andavano da otto ai sedici mesi di carcere.
Nel 1954, entrambe le organizzazioni non esistevano più formalmente, poiché i loro membri vennero integrati nelle nuove strutture politiche e militari dello Stato di Israele. Menachem Begin, ex leader dell’Irgun, era già attivo politicamente nel partito Herut, dal quale derivava dalla tradizione revisionista dell’Irgun.
Irgun e la Banda Stern, chi sono
La Banda Stern, ufficialmente chiamata Lehi (Lohamei Herut Israel o Combattenti per la Libertà di Israele), fu un gruppo molto più estremista rispetto all’Irgun. Fondata da Avraham Stern nel 1940, operava con tattiche terroristiche per liberare la Palestina dal dominio britannico e favorire l’immigrazione sionista ebraica.
Quest’ultima era famosa per omicidi mirati e attentati, tra cui l’assassinio di Lord Moyne ministro britannico residente in Medio Oriente nel 1944, e dell’assassinio di Folke Bernadotte, mediatore ONU nel 1948.
Irgun (Etzel) L’Irgun (da Irgun Zvai Leumi, Organizzazione Militare Nazionale) fu fondato nel 1931 come un gruppo sionista revisionista, scissionista dalla Haganah: l’organizzazione di difesa ebraica. L’Irgun era particolarmente noto per le sue tattiche offensive e azioni militari contro gli inglesi e gli arabi palestinesi. Era guidato da figure chiave come Menachem Begin, futuro primo ministro di Israele.
L’influenza e l’eredità di queste organizzazioni divenne più presente e significativa nella politica e nella società israeliana degli anni ’50. Molti ex membri dell’Irgun e della Banda Stern giocavano ruoli cruciali nella formazione del nuovo Stato, e le loro azioni militari erano oggetto di discussione sia in Israele che a livello internazionale.
Come avvenne l’attentato
La notte del 31 ottobre 1946 gli agenti dell’Irgun e la Banda Stern si divisero in due squadre: una marchiò la parete anteriore dell’ambasciata con una grande svastica e l’altra piazzò due esplosivi temporizzati dentro a due valige sui gradini dell’ingresso principale della stessa ambasciata in via XX Settembre. Un autista che lavorava per quest’ultima notò le valigie ed entrò nel retro dell’edificio per denunciarne la presenza. Pochi istanti dopo, erano le 02:43, le bombe furono fatte deflagrare.
Il boato dell’esplosione echeggiò su tutta la città e fu sufficientemente potente da frantumare tutte le finestre delle case e degli appartamenti nel raggio di un chilometro. I danni che subì l’edificio dell’ambasciata non furono da meno: la sezione residenziale restò distrutta dall’esplosione dal quale seguitò un buco nell’ingresso. Noel Charles, l’ambasciatore britannico e principale obiettivo dell’attacco, era in licenza, scampando l’attentato.
Nessun membro del personale britannico fu ferito, ma due italiani (un soldato di passaggio e un portiere dell’ambasciata) subirono gravi ferite e rimasero in condizioni critiche. L’attentato fu il primo attacco del terrorismo israeliano in Europa contro il personale britannico, provocando sia una battuta d’arresto per l’immigrazione ebraica illegale in Palestina sia un grave danno per le pubbliche relazioni del sionismo.
Il capo della polizia italiana dichiarò, il giorno seguente, che nessun cittadino italiano fu coinvolto dall’esecrabile atto, che l’incidente portava i segni distintivi di operazioni simili contro i Britannici in Palestina e che i responsabili erano Ebrei dalla Palestina.
L’ambasciata britannica in Italia era considerata dall’Irgun e dalla Banda Stern un centro di operazioni che ostacolava la migrazione ebraica in Palestina, fu così che venne svelata la scelta dell’obiettivo. Prima della guerra, il movimento Betar di Vladimir Žabotinskij aveva ottenuto da Benito Mussolini il permesso di addestrare militanti presso un Collegio navale stabilito a Civitavecchia (RM) sotto gli auspici delle autorità fasciste italiane.
Secondo lo storico del fascismo Giuseppe Parlato, nel dopoguerra l’Irgun aveva acquistato dai Fasci di Azione Rivoluzionaria (FAR) gli esplosivi utilizzati per l’attentato tramite gli uffici del suo co-fondatore Pino Romualdi, un fascista che aveva allestito un deposito segreto di munizioni dell’esercito ed esplosivi dopo la fine della guerra. Furio Biagini afferma che il materiale venne prelevato da depositi situati in un centro amministrato dall’UNRRA.
Nel novembre 1945 si calcolava che circa quindicimila profughi ebrei fossero riusciti ad entrare in Italia nei sei mesi precedenti alla fine delle ostilità e della loro persecuzione; la posizione geografica del Paese favoriva il traffico di profughi verso la Palestina.
Nel settembre 1945, già impegnato da diversi anni in una rivolta contro le autorità mandatarie britanniche e l’esercito in Palestina, l’alto comando dell’Irgun, con l’appoggio della Banda Stern, inviò una missione in Europa il cui scopo era quello di organizzare e indirizzare il flusso di sfollati ebrei sopravvissuti all’Olocausto verso la Palestina, reclutare soldati, impegnarsi in sabotaggi contro il Regno Unito e coordinare le attività tra le organizzazioni sioniste solidali con la causa.
Eli Tavin (soprannominato Pesach) fu nominato capo delle operazioni nella diaspora ed allestì la prima base logistica del gruppo in Italia. Egli trovò un forte sostegno tra i gruppi italiani della resistenza antifascista, reclutando molti membri dell’organizzazione Betar tra i rifugiati, molti dei quali residenti nei campi gestiti dall’UNRRA e ansiosi di partecipare; istituirono cellule in tutto il Paese mentre venivano create due scuole per addestrare i commando per le operazioni a Tricase (LE) e Ladispoli (RM).
Nel marzo 1946, diversi rifugiati: Dov Gurwitz (romeno), Aba Churman (polacco), Natan Rzepkowicz (polacco), Tiburzio Deitel (italiano), Chono Steingarten (polacco) e Girsh Guta (polacco), avevano stabilito un ufficio di corrispondenza ebraica in via Sicilia 135, vicino agli uffici dei servizi segreti alleati; scelto per diventare l’ufficio centrale per le operazioni dell’Irgun in Italia.
Dopo l’attentato le basi operative dell’Irgun in Italia furono chiuse e spostate in altre capitali europee dove i militanti continuarono a colpire obiettivi britannici, il Lehi (Lohamei Herut Israel) intraprese operazioni simili contro il Colonial Office di Londra, portando il Metropolitan Police Service a collegarlo con l’attentato all’ambasciata.
L’ultimo piano per un attentato che li avrebbe accusati di bioterrorismo, liberare un ceppo batteri del colera nel sistema di approvvigionamento idrico sotterraneo di Londra, non ebbe mai luogo, a causa e grazie alla notizia che il governo britannico aveva l’intenzione di lasciare la Palestina.