“Vogliate prendere visione del programma, partecipare spiritualmente anche attraverso i canali di diffusione perché presto possiate venire in Cattedrale come pellegrini e devoti di San Cataldo”.
Nel borgo antico di Taranto passeggiando con l’ inconfodibile profumo di mare nei meandri delle vie caratteristiche della città vecchia si scova su via Duomo la Cattedrale di San Cataldo, di stampo bizantino e rifacimento romanico, costruita proprio lì dove passava la Via Appia Antica, scoperta da Niceforo II Foca imperatore della Taranto del X secolo.
È una delle più antiche cattedrali pugliesi un tempo dedicata a Maria Assunta, successivamente a San Cataldo per le spoglie ritrovate in una maniera particolare e bizzarra durante i lavori di ristrutturazione della città dopo i disastri della guerra saracena.
Nel 1071 furono scoperti i resti di San Cataldo con i suoi ori preziosi, ora conservati nel Museo Diocesano di Taranto, realtà museale che conserva, valorizza e tutela le opere inerenti al territorio, come la crocetta aurea opistografa trovata sul petto del Santo.
Da quel momento San Cataldo divenne patrono di Taranto, precedentemente vescovo della città.
Quest’ anno si celebrano i 950 anni dal ritrovamento del Santo e dalla ristrutturazione della Cattedrale.
“Per concessione del Santo Padre Francesco fino al 10 maggio del 2022 sarà possibile ricevere il dono dell’indulgenza plenaria nella nostra basilica alle condizioni solite. Le restrizioni, che speriamo di vivere solo in questa prima parte del Giubileo, ci portano a vivere ancor più il carattere penitenziale e di conversione, con un crescendo che speriamo lungo questo percorso ci porti lontano da questa pandemia. Così come la ricostruzione del duomo tracciò l’inizio della ripartenza, per noi queste celebrazioni segnino l’avvio di una nuova primavera”- mons. Santoro
Cattedrale di San Cataldo
I 950 anni dal ritrovamento del Santo Patrono di Taranto
Chi è Cataldus e come è arrivato a Taranto?
La storia racconta di San Cataldo, monaco cristiano irlandese del VII secolo, che approdò a Taranto per compiere la sua opera di evangelizzazione.
Durante il viaggio in Terra Santa, pregando sul selpolcro ebbe l’ apparizione di Cristo il quale gli diede il compito di salvare la Taranto cristiana dal paganesimo e di rievangelizzarla.
San Cataldo così per volere divino si imbarcò su di una nave greca diretta a Taranto e approdò nella rinominata marina di San Cataldo a Lecce per poi entrare nella Taranto pagana.
Il suo arrivo è unito a diversi fenomeni miracolosi che il Santo fece per la città. Uno tra i tanti l’ arresto di una tempesta calmata solo dal lancio del suo anello di smeraldo nel Mar Piccolo, che ha però creato anche dei citri, piccole sorgenti di acqua dolce ancora oggi visibili.
Chiaro che l’ anello non fu mai ritrovato ma ne è conservata una riproduzione fedele di oro sbalzato ed inciso con smeraldo al Museo Diocesano di Taranto nella sala dei tesori di San Cataldo dove troviamo anche la collana e la croce pettorale della statua del santo sempre di oro e smeraldi, la crocetta aurea opistografa, già precedentemente citata, e reliquie del santo contenute in urne incise e modellate di argento napoletano.
Come raccontato dai fratelli Caramia su di una tela commissonata dall’ arcivescovo Caracciolo del 1675, che si trova in alto a destra del vestibolo attuale della Cattedrale, si può notare dai colori opachi e tendenti alle terre San Cataldo che entra su di una barca nella Taranto pagana per salvarla e rievangelizzarla, ed ecco che tutte le strutture pagane dietro di lui cadono in rovina.
In alto a sinistra del vestibolo della Cattedrale è situato invece il dipinto di Michele Lenti commissionato dall’ arcivescovo Pignatelli nel 1773 che rappresenta il miracolo di San Cataldo che resuscita un morto.
Ma come è stato ritrovato il corpo del Santo? Il Battistero
Il modo in cui le reliquie del Santo sono state ritrovate esattamente nel Battistero appartenente alla Cattedrale è alquanto particolare.
Cataldo durante la sua permanenza a Taranto fece molti miracoli e fu di grande aiuto per la vita cristiana della città tanto che ne divenne vescovo.
Non si sa con precisione quando sia arrivato e nè quanto tempo sia vissuto a Taranto, ma il suo volere fu esaudito, quello alla sua morte di venir seppellito nella cappella di San Giuliano ormai distrutta.
I cittadini continuarono a venerarlo, a pregare e chiedere aiuto e miracoli, era molto venerato e voluto bene dal popolo essendo sempre stato un uomo di buon cuore.
Ma le varie distruzioni della città fecero perdere l’ orientamento e la tomba del Santo cadde nel dimenticatoio.
Di essa non si ebbero più tracce, fino al 10 maggio 1071, quando durante i lavori di rifacimento della Cattedrale bizantina del X secolo voluti dall’ arcivescovo Drogone, due lavoratori inebriati dal soave profumo proveniente dal sottosuolo mentre scavavano, trovarono un sarcofago di marmo.
Al suo interno in perfetto stato di conservazione vi era il corpo del Santo riconosciuto anche dalla crocetta opistografa trovata sul petto del Santo con il nome Cataldus e gli altri ori conservati al Museo Diocesano.
Fonti storiche spiegano come il sarcofago del Santo fu trovato proprio nel luogo del Battistero che conserva il fonte battesimale medioevale con abbellimenti barocchi.
Da allora dall’ arcivescovo Giraldo che volle dare degna sepoltura al Santo fino all’ arcivescovo Caracciolo nel 1600, venne progettato il Cappellone di San Cataldo all’ interno della Cattedrale, subito dopo l’ altare, una cappella di stampo barocco con i caratteristici marmi policromi.
Il Cappellone di San Cataldo
Una Chiesa nella Chiesa, il Cappellone di San Cataldo è stato definito da Sgarbi:
“..un vero trionfo del barocco. È un vero trionfo di sculture, affreschi e di marmi policromi, con colori e immagini che s’inseguono e si fondono in un turbinio di emozioni..”
Decorata da marmi policromi napoletani ricche di tarsie marmoree, il Cappellone di San Cataldo è un trionfo del barocco, una cappella dedicata al Santo patrono ma che appare come una chiesetta inglobata nella cattedrale romanica e bizantina.
Dopo il ritrovamento del corpo del Santo avvenuto nel 1071, fu l’ arcivescovo Giraldo esattamente nel 1151 a voler dare degna sepoltura alle reliquie di San Cataldo, e così iniziarono i primi passi per la costruzione della cappella.
Successivamente nel 1600 grazie all’ arcivescovo Caracciolo la cappella assunse l’ aspetto odierno con pianta a forma ellittica e rivestendosi di marmi napoletani con l’ arcivescovo Tommaso Sarria e abbellendosi di opere pittoriche e scultoree di pregio.
Ad iniziare dai marmi policromi che rivestono tutte le pareti della cappella, dipinti con scrupolosa attenzione, maestria ed accuratezza nei dettagli, al pavimento, all’ affresco della cupola del De Matteis, noto pittore di spicco dell’ epoca, raffigurante la Glorificazione di San Cataldo nonchè del tamburo con scene di vita del Santo, alle statue del Sanmartino, autore della famosa opera scultorea napoletana Il Cristo Velato, nel Museo Cappella Sansevero.
Non tutti sanno che il Cappellone di San Cataldo in realtà è l’ unica struttura architettonica avente all’ interno ben 8 statue del Sanmartino: due collocate all’ entrata nel vestibolo raffiguranti San Gualberto e San Giuseppe con il Bambino, raro nella sua rappresentazione, e 6 che seguono l’ andamento ellittico della pianta del corpo della cappella.
Fulcro è l’ altare maggiore decorato con lapislazzuli e madreperla e con il paliotto di vasi con fiore ed una croce gemmata che segnano che all’ interno è conservato il sarcofago del santo visibile dai lati e dal retro dell’ altare.
Sopra l’ altare è conservata la statua in argento fuso del Santo all’ interno di una nicchia chiusa con porte a due battenti.
Inoltre il Cappellone è dotato di organo a sè stante tale da farla diventare più che cappella una vera e propria chiesetta barocca inglobata nella Cattedrale principale di Taranto.
Cenni sulla Cattedrale di San Cataldo
La Cattedrale di San Cataldo è il cuore pulsante della città vecchia, pullula di arte, in essa tutte le popolazioni che abitarono la Taranto antica hanno lasciato il segno come tattoo indelebili che non sono mai stati cancellati, chi va a visitare questa bellissima Cattedrale potrà vedere come varie epoche si intersecano tra di loro, a cominciare dalla facciata settecentesca progettata dall’ arcivescovo Stella.
Entrando nel vestibolo, si nota sulla sinistra il fonte battesimale all’ interno del Battistero inglobato nella Cattedrale solo nel 700.
La parete della facciata romanica non è stata del tutto distrutta, ma fa da cornice all’ entrata della navata centrale e laterali, dove si accede calpestando il pavimento decorato dai bellissimi lacerti di mosaico a tessere in pietre calcaree colorate disposte ad opus tessellatum, rinvenuti alla luce durante i lavori di ristrutturazione del 1844, rappresentante Il Volo di Alessandro Magno, tipico delle cattedrali pugliesi, simbolo della superbia umana e della bramosia di divinità umana.
Proseguendo si accede attraverso una scalinata ad un’ ambiente sottostante l’ altare maggiore, è la cripta, antica chiesa bizantina, origine della cattedrale sulla quale è stata ampliata e costruita la Cattedrale romanica non distruggendola ma inglobandola all’ interno.
Nella cripta dell’ antica chiesa bizantina, oltre all’ altare sono conservati ancora frammenti di affreschi sulle superfici murarie della struttura architettonica, il più evidente risalente al 1200-1400 è un trittico a palinsesto raffigurante San Cataldo, la Maddalena e San Zosimo che dà la comunione a Santa Maria Egiziaca.
Museo Diocesano di Taranto
Il Museo Diocesano di Taranto è strettamente collegato con il territorio di propria appartenenza. Il percorso museografico strutturato in maniera non convenzionale, tra le 7 sezioni espositive disposte tra i due piani, presenta una sezione dedicata ai Santi in particolar modo a San Cataldo ed una dedicata alla Cattedrale.
Nella sala dedicata al Santo si può ammirare la bellissima crocetta aurea opistografa trovata sul petto del Santo, di oro di 18 carati conservata in una teca tale da renderla visibile a 360°, per ammirare l’ incisione su entrambi i lati della scritta Cataldus.
Conservate nelle cellette dell’ antico seminario adibite a museo sono anche la croce pettorale della statua del santo di oro sbalzato ed inciso e smaltata e con ben 12 smeraldi, la collana di oro e smeraldi e l’ anello anch’ esso di smeraldo del Santo, oltre le reliquie di San Cataldo conservate nei reliquiari di argento napoletano, fuso ed inciso.
Particolare è anche la sezione dedicata alla Cattedrale dove le numerose tele esposte nella sala formano la pinacoteca.
Il Museo Diocesano, infatti, oltre la funzione museale di tutela e valorizzazione delle opere ha anche la funzione di conservare opere che non possono più essere conservate nella propria sede d’origine.
Le numerose tele che sono esposte in questa sala sono infatti opere pittoriche recuperate dalle 16 cappelle che si trovavano a ridosso delle navate laterali della Cattedrale e che successivamente per mano ed opera della legislazione antica e dell’ allora decisione del sopraintendente di belle arti, vennero distrutte per riportare tutta la struttura all’ assetto romanico.
Il MuDi è una realtà preziosa per la cittadina di Taranto, perchè espone opere di inestimabile valore, non solo artistico ma anche materiale, tanto da risultare il secondo museo per importanza della città di Taranto dopo il museo archeologico MarTa.