La Medusa di Caravaggio è oggetto di uno studio che verrà presentato al Ministero dei Beni Culturali e all’assessorato regionale dei Beni culturali siciliano e illustrato nei suoi vari punti a Messina, il giorno 6 luglio alle 10 presso l’Hotel S.Elia. Lo studioso palermitano Giovanni Taormina ha analizzato i dettagli che legano il mito delle Gorgoni alla Sicilia.
“La trinità delle tre Gorgoni potrebbe essere legata alla presenza dei tre vulcani, elementi naturali che nell’antichità avevano funzioni celebrative, in quanto, gli antichi supponevano che, queste manifestazioni naturali, fossero da attribuire a una stretta relazione con le divinità, infatti, come ben sappiamo, Vulcano è il nome latino di una divinità, mentre per i greci la divinità era Efesto, quindi è ipotizzabile che i tre vulcani siciliani Etna, Stromboli e Vulcano, potessero essere associati a quelle che per loro erano potenze divine”.
Questo è quanto afferma Taormina. Dallo studio emerge l’eterno legame tra la natura e il mito, in quanto i tre vulcani siciliani Etna, Stromboli e Vulcano vengono associati alle tre Gorgoni. Fondamentali per le analisi sulla natura biologica del mito, le considerazioni dello scienziato e paleopatologo Francesco Maria Galassi ed Elena Varotto.
Caravaggio: Analisi della Medusa
“Quel fiero Gorgone, e crudo
cui fanno horribilmente
volumi viperini
squallida pompa,
e spaventosa à i crini”
(Giovan Battista Marino 1613-1614)
Questi versi, scritti dal poeta del Barocco Giovan Battista Marino, ci illustrano l’effetto di stupore e angoscia che si prova nell’osservare l’opera di Caravaggio. Il dipinto, realizzato intorno Al 1597, è oggi esposto alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Fu un dono che il Cardinal Del Monte fece al Granduca Ferdinando I Medici, di Toscana il 25 luglio del 1598.
E’ realizzata su uno scudo da torneo, ma non venne mai adibita a tale uso. La superficie convessa, particolarmente adatta per sottolineare il concetto della metamorfosi, veniva già usata dai Manieristi del Cinquecento per evidenziare le inclinazioni della luce.
Caravaggio rappresenta l’esatto momento in cui la Gorgone viene decapitata da Perseo e se la osserviamo all’interno della teca di vetro degli Uffizi abbiamo come la sensazione che fluttui nell’aria. La drammaticità dell’espressione piena di angoscia e di sgomento sottolinea la crudeltà dell’atto. Qui Caravaggio esprime in maniera alta la “poetica dell’urlo”, già presente in altre opere come il Sacrificio di Isacco e Decapitazione di Oloferne.
Medusa di Caravaggio, Galleria degli Uffizi
Il fatto di aver scelto lo scudo rientra nel mito, poichè la leggenda narra che Perseo per evitare di incrociare lo sguardo pietrificante di Medusa, fece in modo che essa vi contemplasse la sua immagine riflessa . La dea Atena fissò poi la testa al centro dell’egida sul suo petto (o sul suo scudo), con lo scopo di terrorizzare i nemici. Ecco perchè presso i romani il volto di Medusa, raffigurato su uno scudo, aveva una funzione apotropaica, cioè quella di esorcizzare ed allontanare il male. Pertanto veniva riprodotta sopra i muri delle città. Il realismo dei serpenti che rappresentano la chioma di Medusa è un’altra nota di merito di questa famosa opera.
Il mito di Medusa e la drammaticità espressa da Caravaggio
Su Medusa, l’unica creatura mortale delle Gorgoni, figlie di Forco e Ceta, esistono molte leggende, che ne sottolineano quella base crudele dell’eterna lotta tra l’umano e il soprannaturale, attraverso la quale nasce una bellezza profondamente drammatica, contrastata, sofferta. Le tre Gorgoni pietrificavano con lo sguardo, avevano la testa cinta di serpenti, zanne di cinghiale, mani di bronzo, ali d’oro e sguardo scintillante.
Alcune leggende più tarde ritenevano che Medusa fosse vittima dell’invidia di Atena. Ne parla Ovidio nelle Metamorfosi. La dea, gelosa della bellezza della fanciulla, trasformò le sue chiome in serpenti e la costrinse alla dannazione di vivere con le sorelle in un luogo lontano, ai confini del mondo conosciuto e a pietrificare con lo sguardo chiunque incrociasse i suoi occhi. Altre narrano che fu violata da Poseidone nel tempio della dea e quindi costretta alla dannazione.
Molto singolare il fatto che il sangue di Medusa poteva essere veleno, ma al tempo stesso resuscitare i morti. Un mito e un’opera in cui Caravaggio si riconosce profondamente, perchè consapevole del fatto di produrre bellezza, ma con una diversità e una genialità al tempo stesso odiata e amata. Anche nella dimensione del mito, il Merisi raffigura l’umanità stupita che fluttua tra i cieli e gli inferi, come abbiamo avuto modo di osservare anche nella Vocazione di San Matteo.
La Sicilia come terra del Mito: Etna, Stromboli e Vulcano, belli e terribili come le tre Gorgoni
Dagli albori dell’umanità, l’uomo ha sempre cercato una spiegazione razionale dei fenomeni della natura. Il mito era lo strumento del quale disponeva per interrogarsi sulle sue origini e sul mistero dei fenomeni naturali che lo circondavano. Lo studio di Taormina quindi si aggancia proprio a questo tentativo dell’uomo, confermando il fatto che tra l’arte e la vita ci sia un rapporto profondo e spirituale.
Solo i poeti sanno compiere questo passo a ritroso nel tempo per giungere alle origini del mito e modellare attraverso l’arte la propria visione del mondo.
Pertanto se osserviamo le immagini dei tre vulcani rimaniamo noi stessi pietrificati dal fatto che quella bellezza che lascia senza fiato, contenga in se’ una forza distruttiva. Dell’Etna abbiamo notizia da ben 2700 anni. Si aggancia al mito di Odisseo e dei Ciclopi ed inoltre se osserviamo il simbolo della Sicilia, vediamo il volto di una donna circondata da tre gambe. Il volto è proprio quello di Medusa, che qui rappresenta l’Etna, mentre i serpenti rappresentano la lava e i lapilli e le tre gambe, i tre capi dell’Isola: Peloro, Lilibeo e Passero.
Uno studio, quello di Taormina che mette quindi in relazione il patrimonio artistico e quello naturale.
Caro Icrewer questa volta hai l’imbarazzo della scelta! Ammirare Medusa nella Galleria degli Uffizi, oppure ammirare l’Etna. Non dimenticare di andare alla radici del mito.