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Lettura: Miguel Arribas: va in frantumi a Shanghai il Castello di vetro soffiato
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Miguel Arribas: va in frantumi a Shanghai il Castello di vetro soffiato

Paola Mastracco 5 anni fa Commenta! 5
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Grande imbarazzo da parte del Shanghai Museum of Glass  nel comunicare il danneggiamento dell’opera d’arte di Miguel Arribas, esposta in quella sede dal 2016, dono dello stesso autore.

Contenuti
Miguel Arribas e il Castello di vetro soffiato in frantumiMiguel Arribas e l’antica arte del vetro

Una riproduzione ispirata al Castello Disney per eccellenza, quello della Bella addormentata nel bosco che svetta, visibile da lontano, nei parchi Disney di tutto il mondo.

Nella versione in vetro soffiato che l’artista Miguel Arribas ha voluto riprodurre, ci sono circa cinquecento ore di lavoro, tremila pezzi di vetro e una piccola quantità di oro 24 carati ad ornamento di ogni guglia che insieme hanno contribuito a farne la più grande scultura al mondo in vetro soffiato.

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Miguel Arribas e il Castello di vetro soffiato in frantumi

Un record quello dell’opera di Miguel Arribas durato solo qualche anno poiché il 30 maggio la vivacità di due bambini in visita , forse troppo esuberanti e sfuggiti alla vigilanza dei genitori, ha compiuto l’irreparabile. Urtando contro la teca che racchiude la fragilissima opera d’arte, ne hanno provocato il disallineamento e la conseguente caduta della struttura che, alla conta dei danni, sembra aver riportato lesioni in più punti, come era facile intuire, compresa la guglia principale, quella più grande.

Benché siano trascorsi molti giorni dall’accaduto, la direzione del museo ha diramato solo ora la notizia del danneggiamento dell’opera di Miguel Arribas, forse nel tentativo di verificare se i danni subiti potessero essere riparati nell’immediatezza. Sta di fatto che l’area è stata interdetta al pubblico con tanto di scuse da parte della Direzione del museo, per non aver saputo proteggere a sufficienza l’opera di Miguel Arribas e di scuse ai visitatori prenotati per i giorni successivi che a loro volta non potranno ammirare l’opera.

Tutta questa incertezza è dovuta anche al fatto che l’autore, Miguel Arribas vive negli Stati Uniti e, complice l’emergenza sanitaria mondiale non può in questo momento recarsi in Cina per tentare un intervento al fine di ripristinare le parti danneggiate.

Dal museo però rassicurano che l’opera sarà presto rimessa al suo posto ma non è ben chiaro se sarà la stessa, riparata, o una nuova realizzazione gemella che, voci dell’ambiente indicano come soluzione più probabile. Qualcuno ipotizza che l‘artista Miguel Arribas sia invece già al lavoro per realizzarne una ex novo ma si tratta solo di indiscrezioni poiché dalle fonti ufficiali non trapela nessuna notizia.

Miguel Arribas e l’antica arte del vetro

Si sa che, la scoperta del vetro, avvenne per un caso fortuito grazie ad un fuoco accidentale su una spiaggia in terra Fenicia, su sabbia particolarmente ricca di silice, al raffreddamento della quale si notò un agglomerato plasmabile che da quel momento venne impiegato e sfruttato nei mille modi che tutt’ora conosciamo e usiamo.

Già nel 7000 a.C. in età neolitica, si usavano molti utensili a supporto della vita di tutti i giorni, fatti di materiali riconducibili al vetro. Fu però in Mesopotamia che venne messa a punto una vera e propria tecnica di lavorazione che, con qualche affinamento , è quella sommariamente giunta fino a noi nell’espressione artigianale della lavorazione del vetro.

Anche gli antichi Egizi amarono cimentarsi nell’arte di plasmare il vetro, tanto da rappresentarne sovente alcuni momenti della lavorazione e sappiamo per certo che gli antichi Romani già usavano, in particolari occasioni, preziosi bicchieri di vetro soffiato.

Così in un crescendo, fino ad arrivare ai maestri artigiani veneziani che proprio nella città di Venezia diedero vita ad un fiorire di botteghe per la lavorazione del vetro e che in breve seppero affermarsi come i migliori.

Grazie alle elevatissime temperature dei forni per la lavorazione del vetro, nella città di Venezia non era raro divampassero incendi a volte anche molto gravi che coinvolgevano vaste aree. Fu per questo che le autorità della Serenissima optarono per trasferire la lavorazione del vetro, concentrando tutte le botteghe nell’isola di Murano; tale migrazione aveva anche un secondo fine e cioè preservare la tecnica ormai raffinatissima dei maestri vetrai da occhi indiscreti. Sembra inoltre che da antichi documenti cittadini, ai maestri vetrai della Serenissima non fosse concesso d’espatriare proprio al fine di impedire la divulgazione delle tecniche di lavorazione, custodite per lungo tempo come un prezioso segreto.

Il vetro: storia millenaria raccontata in forme sempre diverse che può andare in frantumi il tempo di un attimo.

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