Banksy è uno degli artisti più celebri degli ultimi anni e, allo stesso tempo, forse uno dei meno comprensibili.
Di lui si sa pochissimo: è nato a Bristol nel 1974, è inglese ed è uno dei maggiori esponenti della street art (arte di strada), ovvero quel tipo di arte che si manifesta in luoghi pubblici e che si differenzia dai graffiti perché non eseguita per forza con vernice spray.
Purtroppo nessuno è a conoscenza né del suo vero nome né, tanto meno, di come sia fatto il suo volto. Tutto ciò gli conferisce un alone di mistero che lo rende, agli occhi del pubblico, ancora più affascinante e ancora più degno di nota in quanto tutti siamo attratti da qualcosa che non conosciamo ma che, si spera, potremmo conoscere un giorno.
Nonostante non si conosca il suo viso le sue tendenze artistiche sono state esplicate da Banksy stesso sin da subito: i suoi lavori sono satirici e trattano argomenti quali la cultura, l’etica e la politica. Sono realizzati in luoghi pubblici come strade, piazze o ponti e sono eseguiti con la tecnica dello stencil, ovvero una maschera normografica attraverso la quale viene spruzzata della vernice spray.
Banksy, Duchamp e Piero Manzoni
La polemica sociale emerge forte e chiara da tutti i lavori di Banksy e non si può fare a meno di paragonarlo ad altri due artisti che hanno dominato la scena internazionale durante il corso del XX secolo.
Il primo artista, in ordine cronologico, a cui può essere accostato Banksy è il famosissimo Marcel Duchamp. Considerato uno dei maggiori esponenti del Dadaismo, Duchamp era un personaggio molto indipendente che lavorava in maniera autonoma rispetto al gruppo.
I suoi ready-made (in italiano già fatto) sono famosi in tutto in mondo per aver sovvertito completamente il linguaggio artistico. Duchamp prendeva un oggetto di uso comune, lo rovesciava, cambiava il luogo in cui era esposto e vi apponeva un firma: così realizzava una nuova opere d’arte, completamente dissacratoria e che rompeva con la tradizione.
Sappiamo che, nel corso della sua vita, utilizzò numerosi pseudonimi tra cui R. Mutt e Rrose Sélavy per staccare le opere dalla sua figura, in modo che non venissero conosciute perché fatte da lui ma perché stupivano in quanto tali.
Per questo motivo Duchamp ha ben due cose in comune con Banksy: la prima è il tenere le opere in anonimato, facendo in modo che esse impressionino il pubblico in quanto capolavori e non perché legate al nome di un artista; la seconda è il dissacrare completamente l’arte stessa e di opporsi al sistema artistico tradizionalista, la stessa cosa che, con mezzi e idee tutte proprie, sta facendo Banksy oggi.
Il secondo artista molto vicino a Banksy per la sua satira sociale è il conosciutissimo Piero Manzoni.
Con opere come Merda d’artista, Fiato d’artista e Sangue d’artista egli ha voluto mandare un chiaro messaggio al mondo artistico nel quale viveva (ovvero quello degli anni ’50-’60): tutto può essere arte basta che vi sia apposta la firma dell’artista. Questo era di quanto più dissacratorio Manzoni potesse fare. Con queste sue opere ha preso in giro l’intero sistema dell’arte ed ha dato valore artistico, firmandolo, a qualcosa che, altrimenti, non ne avrebbe mai avuto. La sua era una critica al mercato dell’arte che era disposto a comprare tutto bastava che fosse firmato.
Non riconoscete anche voi un po’ di Bansky in questo modo di agire?
Recentemente è stata ricondotta a Banksy l’esecuzione di un murale apparso sul muro della prigione di Reading, in Inghilterra. La prigione era già precedentemente famosa perché vi era stato rinchiuso, tra il 1865 e il 1867, Oscar Wilde con l’ accusa di aver intrapreso una relazione omosessuale col rampollo di un’importante famiglia inglese.
L’opera rappresenta un carcerato che sta tentando la fuga e simboleggia, probabilmente, l’appoggio di Banksy alla nuova destinazione che si è pensato di dare all’ edificio, ovvero un centro artistico. Ancora una volta, quindi, Banksy ci ha parlato con la sua arte ed ha espresso chiaramente il suo pensiero.
Chissà quanto e in quanti modi farà ancora sentire la sua “voce” in futuro.
Per ulteriori informazioni sul nuovo murales consultare il seguente link: https://www.ansa.it/sito/notizie/cultura/2021/03/04/banksy-mette-la-firma-e-suo-il-murale-in-prigione-wilde_4023a6eb-6511-43a2-b8b2-c28c2defd3b0.html .