Ah le cartoline! Se solo potessero raccontare le loro avventure rapirebbero, ne sono certa, l’attenzione di tutti, anche di chi, impegnato in altro dovesse per puro caso imbattersi in loro.
Però, lo sappiamo, quei rettangolini di carta spesso ormai ingiallita dal tempo, non possono arrivare a tanto ma sono fermamente convinta che abbiano fatto davvero di già.
Vera icona di un’epoca, hanno visto tramontare bruscamente il loro impiego per lasciare posto all’effimero sia pur utilissimo utilizzo della posta elettronica che nel tempo, quest’ultima, mai e poi mai riuscirà a riprodurre quell’umana sensazione di palpito nel petto che solo una cartolina illustrata sapeva suscitare , anche anni ed anni dopo il suo arrivo nella cassetta delle lettere.
Proprio oggi ricorre l’anniversario del primo viaggio di una cartolina e va certamente celebrato con gli onori che questi 154 anni di attività meritano.
Correva infatti l’anno 1869 quando nell’allora Impero Austro-Ungarico ebbe ufficialmente inizio il primo viaggio di una cartolina postale, solo recante scritte e non immagini, cosa che avvenne in seguito come miglioria.
Un primo viaggio quello della cartolina Correspondenz-Karte che inconsapevolmente era destinato a cambiare per sempre il modo di comunicare a livello globale.
Era di fatto una vera e propria emissione postale, acquistabile negli uffici postali ed aveva l’affrancatura già inglobata così da essere molto pratica ed essere impiegata agevolmente in comunicazioni urgenti ma non quanto un telegramma, concise e per questo certamente più immediate ed efficaci rispetto ad una lettera.
Infatti, non commettendo l’errore di rifarci al passato con mentalità moderna, ti ricordo che all’epoca lo scrivere una lettera comportava un discreto impiego di tempo visti materiali impiegati quali l’inchiostro liquido da accarezzare con il pennino e le carte porose che richiedevano un certa attenzione nell’assemblare il tutto attraverso la grafia.
Gli annali ci dicono che fu inventata dall’austriaco Emanuel Alexander Herrmann, professore d’economia all’accademia militare teresiana, il cui intento era proprio quello di sostituire la lettera con la cartolina per le comunicazioni veloci e informali.
A guardare bene però, sembra che un abbozzo di quella che poi fu la cartolina postale per come a conosciamo, sia stato messo in opera proprio da un italiano, il pistoiese Torello Marini che a quanto pare ne aveva già creato nel 1860 un prototipo ma è evidente che i fatti poi si svolsero non proprio a suo favore.
L’Austria fu così il primo Paese ad utilizzare ufficialmente le cartoline, nel solo primo anno ne furono vendute ben 2.926.102.
Storia della cartolina in Italia
In Italia il varo fu nel 1874; anche per il nostro paese prese la forma canonica dettata in prima battuta dagli austriaci e fu emesso dallo Stato come una vera e propria carta valore e affrancatura prestampata.
Tale formato permetteva di scrivere alcune righe di testo così da permettere di comunicare l’essenziale e a tariffa ridotta, particolare questo affatto trascurabile.
Per una cartolina postale, infatti, si spendeva meno che per una lettera ma nel contempo si rinunciava di fatto all’inviolabilità del segreto epistolare che per l’epoca ha rappresentato davvero un grande impatto.
Le prime cartoline postali
Le cartoline postali ebbero in un primo periodo una diffusione limitata; chi scriveva ricorreva a parole in codice e testi cifrati. Le Poste prevedevano una serie di garanzie a tutela della riservatezza della corrispondenza, (l’obbligo del segreto epistolare che faceva capo ai dipendenti) ma gli utenti erano piuttosto diffidenti, trattandosi pur sempre di comunicazioni che non viaggiavano chiuse in busta. Erano disponibili due tipi di cartoline: cartolina semplice e cartolina doppia con risposta pagata. La prima cartolina postale riportava l’effige del Re e lo stemma Sabaudo, era di color crema e costava 10 centesimi. Ce n’era anche una versione color rosa, con risposta pagata e che costava solo cinque centesimi in più.
Le cartoline illustrate
Una decina di anni dopo l’introduzione in Italia delle cartoline postali, vennero le cartoline illustrate, prodotte e distribuite dai privati con le quali inviare i propri “saluti e baci” e per le quali era necessario comprare il relativo francobollo.
Erano disegnate da nomi importanti della grafica e della pittura: un vero e proprio fenomeno di moda. Di norma per le cartoline si spendeva la metà dell’affrancatura di una lettera standard.
Questa agevolazione, prevista per le sole cartoline postali (quelle con affrancatura prestampata) venne ammessa nel 1889 anche alle cartoline illustrate prodotte dai privati e affrancate con i francobolli normali. Queste, il cui numero inizialmente era decisamente inferiore a quelle postali preaffrancate, divennero nel tempo diffusissime.
Presto l’assenza di riservatezza non venne più considerata un problema, anche per la natura delle comunicazioni, saluti e poche frasi pratiche o di prammatica.
Vennero celebrate come simbolo della modernità: una comunicazione dallo stile telegrafico, senza il telegrafo, una comunicazione epistolare, senza la lettera.
Le cartoline postali rispondevano in effetti ad una reale esigenza sociale, in quanto forma di corrispondenza semplice e veloce, ben adattandosi alle attività delle persone che diventavano sempre più febbrile.
Ovviamente le cartoline non potevano rappresentare “oscenità”, né contenere espressioni ingiuriose.
Cartoline dal fronte
Nel 1898 vengono spedite quasi 80 milioni di cartoline (fra quelle postali con affrancatura prestampata) e quelle illustrate, da affrancare, dell’industria privata in circolazione già da un decennio.
Durante la Prima Guerra Mondiale era proibita la spedizione di cartoline con paesaggi per evitare che in questo modo si potessero fornire informazioni al nemico sulla conformazione dei luoghi.
Si potevano spedire invece le cartoline postali (quelle solo testo, niente immagini).
Le cartoline, insieme alle lettere e ai pacchi, permettevano ai soldati di restare in contatto con le famiglie e con i propri commilitoni impegnati su altri fronti. Durante la Grande Guerra i soldati potevano spedire fino a una cartolina al giorno senza doverla affrancare, grazie alle cartoline in franchigia messe loro a disposizione.
Su queste erano riportati anche slogan patriottici: “Paese e Fronte siate un esercito solo”.
Nei primi anni del secolo scorso invece il monumento più celebrato dalle cartoline patriottiche è il Vittoriano, il Monumento a Vittorio Emanuele II a Roma.
Che dire, spero di averti portato indietro nel tempo tra ricordi e sensazioni o per i più giovani, essere riuscita a far almeno assaporare l’idea di cosa potesse voler dire ricevere una cartolina da un vecchio amico conosciuto al mare l’estate prima, da un familiare accanito viaggiatore o dal parroco in gita montanara con i ragazzi della diocesi.
Se così fosse ne sarei felice fin d’ora.
Cos’altro aggiungere se non: saluti e baci!