Con la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia ancora in corso, come si a fa a non parlare dell’eclettico, quanto emozionante mondo della settima arte. Ancor prima di essere impressa su pellicola, la bellezza è stata catturata per secoli sulla tela. Come si influenzano cinema e arte?
Cinema e arte: cosa li lega?
Vi sarà capitato spesso – cari Lettori – guardando un film, di pensare ad alta voce e di dire che una certa scena vi sembrava familiare, magari già vista. La storia del cinema è ricca di riferimenti, omaggi, rimandi all’arte che si sono consolidati in una serie di significati collettivi e condivisi.
Se guardiamo alla cinematografia francese, questa visse una fase di grande innovazione grazie alla pittura di fine ‘800, che in Cézanne e Monet vedeva due forti personalità in grado di contribuire allo sviluppo della corrente definita impressionismo cinematografico – incentrata sulla poetica del paesaggio.
In Italia, invece, un esempio di correlazione tra arte e cinema è riconoscibile nel legame tra il realismo della pittura e quello della letteratura. Il primo si esplica tramite la corrente verista dei Macchiaioli, dove in particolare ricordiamo su tutti Silvestro Lega e Giovanni Fattori.
Entrambi, con i loro dipinti, rappresentavano l’ambiente popolare e contadino dell’Italia meridionale di metà Ottocento. Il secondo caso si concretizza, invece, con la letteratura di Giovanni Verga (vedi I Malavoglia), anch’essa basata sulla crudezza popolare.
Il realismo, dunque, fonda le sue radici nel cinema con i capolavori realizzati dai registi Luchino Visconti, Roberto Rossellini e Vittorio De Sica, i quali riprendendo l’insegnamento e l’ideologia di Verga, portarono sui grandi schermi la realtà sociale della gente comune, descrivendone le difficoltà e rendendo in questo modo il cinema uno specchio della società.
Sempre più frequente sui set fu la presenza e la partecipazione di pittori, scultori, architetti. Presenza determinante per lo sviluppo della cinematografia, poiché al di là di ogni dibattito teorico intesero il cinema come occasione di applicazione della propria creatività.
Un nome su tutti: Renato Guttuso. Fu colui che rappresentò in modo più completo questo andamento. I suoi dipinti – di ambientazione popolare e contadina – si presentavano come orientamento per il primo genere cinematografico italiano post-bellico: il Neorealismo.
Senso e il Gattopardo di Luchino Visconti
Proviamo a fare qualche esempio pratico: Senso (1954) e il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti. In entrambi i casi si narra del passaggio dalla Sicilia borbonica al Regno d’Italia. Sono state individuate in alcune scene del film, interessanti relazioni con le opere pittoriche.
In Senso, l’impianto figurativo del bacio di Franz e Livia riprende testualmente Il bacio di Hayez. Nel Gattopardo, invece, la scena dello sventolio della bandiera, ci riporta immediatamente all’opera di Delacroix – La libertà che guida il popolo. Così come le scene di guerra rimandano e citano le battaglie dipinte da Fattori.
Edward Hopper e il cinema
Cambiamo del tutto periodo e ambientazione! Edward Hopper – uno tra i più importanti pittori americani del secolo scorso– è stato lungamente citato nei film di celebri registi: da Alfred Hitchcock a Dario Argento, arrivando a Gustav Deutsch in Shirley: Visions of Reality.
Il regista costruisce tutto il set del film basandosi sui dipinti del maestro americano, riproducendone fedelmente oltre dieci quadri e sfruttandoli come filo conduttore per la narrazione. Celebre è il fotogramma della maschera in un vecchio cinema che richiama il dipinto Film di New York (1939). E ancora, in The end of violence di Win Wenders, il bar che si scorge all’angolo di una strada notturna, rimanda all’opera più celebre di Hopper – The nighthawks – del 1942.