Mapping Julien Friedler Villa Lagarina
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Julien Friedler da Palermo a Villa Lagarina con “Mapping”, una personale che accende i toni

Dal loggiato di San Bartolomeo a Palermo, l'arte di Julien Friedler e la sua personale di circa 200 lavori elaborati negli ultimi due anni approda in montagna, nel Museo Diocesano Tridentino nella tranquilla cittadina di Villa Lagarina

Dal 25 luglio la cittadina di Villa Lagarina, nel Museo Diocesano Tridentino,  ospiterà “Mapping“, una straordinaria personale dell’artista belga Julien Friedler, animata da circa duecento opere, tutte elaborate interamente negli ultimi due anni e che si protrarrà fino al 27 settembre, visitabile nei giorni di venerdì sabato e domenica, dalle 10 alle 18 con ingresso gratuito.

Una produzione, quella presentata con “Mapping” dall’artista contemporaneo Julien Friedler che risulta essere estremamente carica di quella libertà espressiva molto legata all’immediatezza del momento, poiché costituita da molti  lavori che hanno preso forma nell’ultimo periodo artistico dell’autore e quindi più vicini all’artista stesso, riuscendo quasi a trasmettere l’illusione di vederlo ancora con i pennelli in mano.

La mostra arriva a Villa Lagarina dopo una prima tappa in Sicilia, nella città di Palermo presso lo splendido Loggiato di San Bartolomeo, dove ha avuto una grande affluenza di pubblico, sebbene contingentata nel rispetto delle regole imposte dall’emergenza sanitaria che ci ha coinvolti e che saranno rispettate e garantite anche nella sede del Museo Diocesano Tridentino di Villa Lagarina.

Julien Friedler e la simbologia del labirinto

Julien Friedler veicola, nella sua produzione, quello che egli stesso non manca ogni volta di definire come “supplemento dell’anima“. Nei suoi lavori c’è la sua anima, o meglio parte di essa, poiché l’interezza è un traguardo da raggiungere ed in ogni opera è come se ce ne fosse un po’ di più di quell’espressione che artisticamente viene dall’autore chiamata a contrastare i conformismi della vita, i quali a loro volta si rivelano determinanti nelle scelte di vita.

Julien Friedler attraverso i suoi scritti e le sue opere artistiche ci rappresenta il suo mondo interiore nel quale però, sebbene a portata di sguardo è estremamente difficile penetrare.

E’ l’autore stesso che auspica, proponendolo come idea applicabile a  tutte le cose della vita, un immaginario filo d’Arianna che idealmente aiuta a produrre quel supplemento dell’anima che in una visione labirintica dell’esistenza, aiuta, attraverso l’arte in ogni sua espressione, a trovare l’unica via d’uscita che il labirinto della mente offre.

Tutto questo è “Mapping” di Julien Friedler

La mostra personale di Julien Friedler qui curata da Dominique Stella e Carlo Silvestrin, propone una raccolta di opere di innegabile caratterizzazione impressionistica, la quale ha l’arduo compito di veicolare il vasto contenuto creativo dell’autore, discendente da una personalità, su sua stessa analisi, autodefinita labirintica che ha sempre tratto nutrimento dalle sue passioni per la letteratura, la psicanalisi, la filosofia e i viaggi nei quali poteva immergersi in culture di realtà diverse e a volte piacevolmente lontanissime.

Filosofia psicanalisi e arte, per Julien Friedler non hanno un punto di riferimento definitivo, ricercando queste nel soggetto umano, nell’eterna caccia della verità  che tutte queste discipline elencate, di volta in volta aiutano a vedere con occhi diversi in una costante evoluzione che se da una parte allontana la meta, dall’altra ne chiarisce come non mai i contenuti, i quali attraverso l’arte arrivano all’esterno, trovando finalmente la via d’uscita da quel labirinto interiore che secondo Julien Friedler governa l’anima nella sua interezza.

Julien Friedler ci conduce in ogni sua opera attraverso un mondo fantastico fatto di segnali, orme, disegni, graffiti che riescono a prendere letteralmente per mano il visitatore accompagnandolo all’interno di un mondo fantastico, in un territorio mentale però tanto estraneo da essere familiare solo all’artista.

Da Palermo a Villa Lagarina quasi a collegare idealmente due estremità di un territorio, quello italiano che cerca di uscire dal labirinto in cui è piombato con la pandemia e Julien Friedler cerca a suo modo di mostrare quale sia una chiave di lettura o un filo di Arianna che possa fare da guida ora come in ogni altro momento della vita.

Se potessi scegliere una terza località dove esporre le opere di Julien Friendler cosa proporresti? Scrivilo nei commenti!

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