Kengiro Azuma è stato uno dei più grandi scultori contemporanei. Pur essendo nato in Giappone è stato praticamente “adottato” dall’Italia, patria alla quale è sempre stato molto legato.
Ha vissuto prima a Milano, città dove ha studiato presso l’Accademia di Brera, e ha avuto come maestro il grande scultore Marino Marini. Nel 2015, proprio per celebrare il legame tra i due artisti, è stata organizzata una mostra a Castronuovo di Sant’Andrea (Potenza), presso il MIG (Museo Internazionale della Grafica). L’esposizione, infatti, non fu dedicata alle sculture, bensì alle incisioni e alle litografie prodotte da Marini tra gli anni quaranta e la seconda metà degli anni settanta del Novecento, e a quelle eseguite da Azuma tra i primi anni settanta e il 2010.
Attraverso questi fogli è stato evidenziato il percorso artistico dei due scultori e i vari tratti che li hanno accomunati. È stato molto interessante poter osservare il percorso di Kengiro il quale, all’inizio, come gli aveva suggerito il maestro Marini, aveva guardato alle radici della sua cultura e poi si era fatto guidare dalla ricerca del mistero della vita e dal tentativo di rendere visibile l’invisibile.
Proprio nella città di Milano è presente una delle opere più importanti dello scultore. Si tratta di Mu 141, La vita infinita, una scultura in bronzo, alta quattro metri che è collocata nel famoso Cimitero Monumentale. È composta da un’alternanza di superfici lisce-lucide e ruvide-opache: la parte frontale consta di lati geometrici che rappresentano la durezza della vita mentre la forma tondeggiante che si trova sul retro raffigura la morbidezza e il silenzio della morte. Il messaggio che Kengiro ha voluto inviare al pubblico tramite quest’opera è di rinascita e quindi da vedere in un’accezione assolutamente positiva.
Kengiro Azuma e il rapporto con la Basilicata
Il rapporto di Azuma con la Basilicata, ed in particolare con Matera, è stato molto forte, tanto è vero che ad egli sono state dedicate varie mostre come quella intitolata “Le grandi mostre nei Sassi di Matera”, realizzata nel 2010. L’esposizione fu a cura del Professore Giuseppe Appella, mentre l’allestimento fu gestito da Alberto Zanmatti. Questa comprendeva 102 sculture, 50 disegni e 16 gioielli datati tra il 1948 e il 2010 che vennero esposte nelle due chiese rupestri presenti nei Sassi e all’interno del MUSMA (Museo della Scultura Contemporanea di Matera).
In questo contesto è stato sottolineato soprattutto l’aspetto legato alla simbologia tipica della cultura orientale dell’ambiente dal quale proveniva Kengiro Azuma. A questo, però, è stata opposta anche la grande energia della materia che lo scultore ha sempre esaltato nelle sue opere. Scrisse lo stesso Azuma: “Sono pienamente convinto che la vita non è altro che un incessante sforzo diretto all’avvicinamento dell’assoluto”.
È proprio nella regione Basilicata che sono conservate le più celebri opere del Maestro. Sempre nella città di Matera, infatti, è esposta la più celebre scultura di Kengiro Azuma, ovvero la Goccia, che è collocata precisamente in piazzetta Pascoli.
Il monumento rappresenta una goccia realizzata in bronzo ed alta più di tre metri. Il vero nome della goccia è, in realtà, MU 765 G, ed è molto significativa per Matera perché essa rappresenta il ciclo della vita umana che lo scultore ha paragonato al ciclo dell’acqua: essa cade sulla terra sotto forma di gocce di pioggia, evapora e sale in cielo divenendo nuvola, infine ricade sulla terra nuovamente sotto forma di goccia. È un ciclo senza fine, che si ripete in eterno, esattamente come quello della vita umana.
Kengiro l’ha voluta dedicare alla città di Matera per omaggiarla: nonostante le difficili condizioni di vita che gli abitanti dei Sassi hanno dovuto affrontare nel corso dei secoli essi sono sempre andati avanti, proprio come la goccia. Un simbolo strepitoso di forza e di amore per una patria che lo aveva “adottato”. I solchi presenti sulla superficie altrimenti liscia della Goccia testimoniano, invece, la continua ricerca del vuoto che caratterizza l’essere umano secondo la filosofia zen che praticava il Maestro Azuma.
Una delle ultime mostre di cui sono stati protagonisti i lavori dello scultore è stata quella tenuta nel Castello di Lagopesole (Potenza) nel 2013. L’intento dell’esposizione fu quello di legare il Castello con la città di Matera attraverso le opere dello scultore Azuma, il quale aveva trovato nel territorio lucano una natura e un’operosità umana mai viste in nessun altro luogo.
Furono esposte 10 terrecotte, 3 sculture in pasta di pane, 6 maioliche, 6 disegni, 2 incisioni e 35 fotografie testimonianti il lavoro di Azuma a Matera. Le 3 sculture in pasta di pane sono state sicuramente le più originali e forse anche le più significative in quanto hanno rappresentato un anello di congiunzione tra i segni dello scultore e quelli che la tradizione porta sulle nostre tavole tutti i giorni.
Kengiro Azuma è stato sicuramente uno scultore originale che ha saputo coniugare la sua cultura orientale con la nostra tradizione tipicamente italiana in un connubio perfetto.
Per ulteriori informazioni consultare il seguente link https://www.musma.it/index.php?option=com_content&task=view&id=245&Itemid=133 dove si parla della Mostra di Azuma al Musma e nei Sassi di Matera.