La donna e la famiglia nel Medioevo, la loro concezione della società cristiana che non assegna nessun posto specifico soprattutto alle donne, è un argomento molto discusso. In questo periodo storico si gerarchizzano ordini o condizioni (cavalieri, chierici, contadini), ma non si prevede per la donna nessuna condizione femminile anche se, gli uomini del Medioevo, a lungo hanno concepito la donna come una categoria.
Solo in seguito, soprattutto all’alba della storia Contemporanea, hanno fatto intervenire distinzioni sociali e attività professionali per conferire delle sfumature ai modelli di comportamento che le proponevano. Prima di essere contadina, castellana, santa la donna era caratterizzata in base al suo corpo o al sesso e alle relazioni con i gruppi familiari; sia che esse siano spose, vedove o vergini, la personalità giuridica e l’etica quotidiana è stata disegnata nel rapporto con un uomo o un gruppo di uomini.
Gli uomini si occupavano della guerra, del commercio, della vita religiosa, mentre la donna era relegata in uno stato di subalternità, con un destino che la costringeva come sottomessa prima al padre e poi al marito oppure a Dio, quando veniva destinata alla vita monastica. Viveva in una sorta di stato minorenne per il resto della sua vita. Solo le fanciulle appartenenti all’aristocrazia potevano avere accesso all’istruzione e, fra queste, poche furono quelle che ebbero la possibilità di dedicarsi all’attività letteraria.
Il suo spazio era quello della famiglia, del lavoro o della vita religiosa. Chi si poneva al di fuori di queste scelte era destinata ad essere isolata ai margini della società. Il matrimonio aveva, ovviamente, un’importanza fondamentale; quest’ultimo non era visto come unione fra singoli ma come un’alleanza tra famiglie, legato a interessi economici, sociali e politici più che ai sentimenti.

Le nozze, sia per i nobili che per gli appartenenti alle classi meno abbienti, erano concepite quasi come un contratto ed erano i genitori a decidere. Ci si sposava a un’età di circa 16-18 anni e, una volta divenute madri, le donne dovevano prendersi cura dei figli e della casa, spesso in assenza dei mariti. L’ambito familiare diveniva allora una sorta di piccolo regno autonomo e quasi matriarcale.
Chi veniva destinata alla vita consacrata poteva raggiungere posizioni di potere all’interno della Chiesa, alcune badesse amministravano territori che comprendevano numerosi villaggi e chiese, rispettate e temute come i signori feudali.
Tra le attività consentite alle donne vi erano i lavori nei campi e, verso la fine del Medioevo, il commercio. Le fonti documentarie raccontano che nelle botteghe e nei mercati operavano numerose venditrici di frutta, verdura, spezie e stoffe C’erano anche le tessitrici e le sarte, ma anche le proprietarie di locande e osterie.
la donna e la famiglia nel medioevo
Il legami matrimoniali delle donne durante il vasto periodo storico Medievale, non si basavano soltanto sul sangue e sul matrimonio, ma sull’amicizia, sulla collaborazione economica o sugli scopi politici. Nel Medioevo il rapporto di un’alleanza matrimoniale ha le sue origini in una pace. Una pace che serviva a cessare la rivalità tra le famiglie.
Per la donna questo atto era un’imposizione maggiore dei doveri verso il marito, lei era quello che doveva essere un pegno, uno strumento di concordia al centro di tutto, un ruolo che oltrepassava il destino individuale e le aspirazioni personali. Cosa che accadde a Enrico I re di Francia, il quale nel secolo XI andò a cercarsi la sposa nel lontano principato di Kiev, quella che all’epoca era la Russia.
Le propaggini diplomatiche di una tale concezione di acquisizione della parentela negli scambi di donne che le dinastie feudali dei secoli XI e XII, vennero largamente praticate secondo le loro ambizioni territoriali e le proprie preoccupazioni politiche.

Negli ambienti patrizi cittadini dei secoli XIII e XV, caratterizzati da vecchi rancori e interminabili vendette, spesso si concludevano con scambi spettacolari di donne, mentre le guerre divampavano quando l’unione falliva. Ne abbiamo un chiaro esempio nella penisola italica con i bianchi e i neri (famiglia Cerchi e famiglia Adimari), o a Firenze nel 1312.
Da sant’Agostino stesso, colui che trascrisse l’obbligo di sposare persone con cui non si hanno legami di parentela, ossia l’ingiunzione di esogamia, con la necessità di garantire il veicolo sociale. La società Medievale doveva essere coesa alla carità e all’amore che due persone unite in matrimonio si dovevano a vicenda, questo funzionava se i gruppi familiari non erano troppo vicini.

Il matrimonio tra persone imparentate venne vietato dalla Chiesa tra l’inizio del secolo VI e l’inizio del XIII, ma questo problema si rifletteva soprattutto alle famiglie di lignaggio reale. L’incesto era severamente vietato e la Chiesa mise in opera un mezzo per rafforzare il suo controllo sulla questione: istituendo le pubblicazioni del matrimonio da farsi in precedenza.
Il matrimonio nel Medioevo è una promessa di pace che impegna lo statuto e l’onore delle famiglie, la figura principale per mantenerlo? La donna! Quest’ultima, in questo, subisce uno spostamento non indifferente, essere traslata a casa di suo marito al quale si aggiunge uno spostamento verticale verso l’alto: verso la famiglia che occupa un grado più alto della scala gerarchica della società.
Nei secoli XI e XII si hanno gli accordi matrimoniali con la classe cavalleresca, nei secoli XIV e XV si hanno quelli con l’aristocrazia e la borghesia. In quella cavalleresca è la donna che sale di ceto sociale, in quella tra aristocratici e borghesia sarà sempre la donna che subirà l’effetto contrario.
Ma il matrimonio medievale non è solo uno scambio di ceto sociale, ma anche di beni materiali. Nell’altro Medioevo questi beni erano dati dal marito o dalla sua famiglia a quella della sposa, come compenso della perdita che subiva la famiglia stessa cedendo la figlia; in seguito sarà la sposa stessa (o la sua famiglia) a dare questi beni al marito che resteranno in suo possesso.

Nei secoli XIV e XV, quando la donna si maritava, (nel Sud della Francia, Italia e in Spagna) veniva classificata per la dote datale dalla famiglia. Verso il Nord si teneva il doario costituito dal marito, perdendo così per la donna il diritto di disporre dei proprio beni, dopo la morte del marito, come meglio le pareva. Questo venne causato dalla feudalizzazione delle terre, non previsto nei contesti cittadini di commercio e artigianato.
Verso la fine del Medioevo maritare le proprie figlie costava molto caro, dando importanza non solo alla dote da cedere, ma anche al livello sessuale e nel comportamento della donna stessa. Mentre si va affermando il principio di successione maschile, si va anche a delineare la teoria medica dall’Antichità sul carattere, attivo o passivo, della funzione femminile nel concepimento; in poche parole: la donna doveva chiaramente provare piacere durante il rapporto sessuale, o il concepimento non sarebbe mai avvenuto.
L’importanza della donna nel Medioevo sta nell’adempiere agli interessi di entrambe le famiglie (la sua e quella del marito), spesso andando contro anche alla volontà del coniuge stesso. Le motivazioni del matrimonio erano serie e molto importanti, indispensabile era anche l’accordo e l’approvazione dei due coniugi (non come avviene nei film).
In un’epoca dove la morte e la malattia erano costantemente presenti, la sfida della famiglia era generare buoni eredi. Il cuore della casa Medievale era la camera, dove la donna lavorava, concepiva, partoriva e moriva.
Nell’Alto Medioevo l’età matrimoniale era prevista quando entrambi i coniugi raggiungevano la maturità, differentemente per l’aristocrazia, dove i matrimoni venivano combinati sin dalla tenera età e le ragazze maritate erano pressoché bambine. Nel periodo centrale del Medioevo la situazione si ribalta: le ragazze appena adolescenti (tra i dodici e i tredici anni) vengono date in sposa a uomini decisamente più maturi, questo anche negli ambienti più poveri.
Dopo la peste nera (XIV-XV) l’età media del matrimonio per la donna era inferiore ai diciotto anni, per i ricchi verso i quindici anni. Mentre gli uomini prendono a sposarsi a un’età media di ventisette anni, situazione che rimarrà così per tutto il Basso Medioevo.