Giovanni Paolo II fu il primo Papa ad interessarsi all’argomento artistico come elevazione spirituale, nella sua Lettera agli Artisti esprime la gratitudine per il lavoro artistico ed eleva l’arte al divino, invitando gli artisti a continuare ad esprimere sentimenti spirituali e a cercare di ricostruire il rapporto tra arte e chiesa, molto forte nei secoli passati.
Con la Lettera agli Artisti Papa Giovanni Paolo II si rivolse agli “abili artefici” il 4 aprile 1999 in occasione della Santa Pasqua, ma la ricordiamo oggi 13 maggio giorno dedicato alla prima apparizione della Madonna di Fatima ai tre pastorelli, perché legato anche a Papa Wojtyla. Proprio in questa data, a poca distanza di tempo dalla proclamazione, Papa Giovanni Paolo II fu vittima di un attentato. Sparato all’addome il Papa si salvò miracolosamente ed egli stesso pensò che fu la mano della Madonna di Fatima a schivare il colpo mortale e fece incastonare il proiettile nella statua della Madonna di Fatima.
Leggiamo insieme questa bellissima e toccante Lettera agli Artisti, scoprendo come un Papa di altissimo grado culturale fosse così vicino al mondo dell’arte essendo stato lui stesso drammaturgo, scrittore ed avendo partecipato da giovane come attore in un teatro della sua Polonia. Un Papa legato al mondo dell’arte che ne riconosceva la bellezza in tutte le sue forme.
Papa Wojtyla e l’arte
Il 16 ottobre 1978 alle 18.18 dal comignolo della Cappella Sistina uscì la fumata bianca. Aria di tristezza (pochi giorni prima morì Papa Giovanni Paolo I conosciuto anche come Papa Luciani dopo 33 giorni di papato) mista ad aria di festa per la proclamazione di un nuovo Papa: Karol Wojtyla o meglio Papa Giovanni Paolo II, in onore del suo predecessore.
Primo pontefice straniero dopo ben 455 anni.
«un nuovo vescovo di Roma […] chiamato da un paese lontano» .. «se mi sbaglio mi corrigerete!» – Papa Giovanni Paolo II
Tante novità accolsero la Chiesa, fu un papa rivoluzionario che ri-avvicinò alla Chiesa e alla fede tantissimi fedeli che si erano allontanati ed atei che divennero devoti, cattolici e non cattolici, persone di qualsiasi razza e religione, che ascoltavano con piacere la parola del Papa e prendevano esempio dai suoi insegnamenti. La sua vita fu caratterizzata da un’intensa attività pastorale, varcò le porte di ogni nazione, anche le più difficili che non accettavano il suo ingresso per motivi religiosi, arrivando anche nelle zone più dimenticate.
Oltre la religione, Papa Wojtyla aveva uno spiccato interesse per l’arte. Grandissimo cultore, persona eccelsa ed acculturata grazie agli studi intrapresi in Polonia, la sua terra natia, nonostante il difficile periodo dell’invasione nazista e sovietica della seconda guerra mondiale nella sua terra, Papa Giovanni Paolo II fu il primo papa ad interessarsi all’arte, alla rivalutazione del patrimonio artistico e a seguire i restauri degli affreschi della Cappella Sistina.
Moltissimi prima di lui furono filosofi, pensatori, teologici, ma mai nessun Papa si dedicò così intensamente all’arte, fu anche un abile scrittore.
Nella sua Lettera agli Artisti si pone verso tutte quelle persone che “..con appassionata dedizione cercano nuove epifanie della bellezza per farne dono al mondo nella creazione artistica.”
Paragona l’arte alla bellezza divina a quella “bellezza che salva” e scrive un interessante pensiero filosofico domandandosi è la Chiesa che ha bisogno dell’arte o l’arte della Chiesa?
“Per trasmettere il messaggio affidatole da Cristo, la Chiesa ha bisogno dell’arte. Essa deve, infatti, rendere percepibile e, anzi, per quanto possibile, affascinante il mondo dello spirito, dell’invisibile, di Dio. Deve dunque trasferire in formule significative ciò che è in se stesso ineffabile.
Ora, l’arte ha una capacità tutta sua di cogliere l’uno o l’altro aspetto del messaggio traducendolo in colori, forme, suoni che assecondano l’intuizione di chi guarda o ascolta. E questo senza privare il messaggio stesso del suo valore trascendente e del suo alone di mistero.
La Chiesa ha bisogno, in particolare, di chi sappia realizzare tutto ciò sul piano letterario e figurativo, operando con le infinite possibilità delle immagini e delle loro valenze simboliche. Cristo stesso ha utilizzato ampiamente le immagini nella sua predicazione, in piena coerenza con la scelta di diventare egli stesso, nell’Incarnazione, icona del Dio invisibile.
La Chiesa ha bisogno, altresì, dei musicisti. Quante composizioni sacre sono state elaborate nel corso dei secoli da persone profondamente imbevute del senso del mistero! Innumerevoli credenti hanno alimentato la loro fede alle melodie sbocciate dal cuore di altri credenti e divenute parte della liturgia o almeno aiuto validissimo al suo decoroso svolgimento. Nel canto la fede si sperimenta come esuberanza di gioia, di amore, di fiduciosa attesa dell’intervento salvifico di Dio.
La Chiesa ha bisogno di architetti, perché ha bisogno di spazi per riunire il popolo cristiano e per celebrare i misteri della salvezza. Dopo le terribili distruzioni dell’ultima guerra mondiale e l’espansione delle metropoli, una nuova generazione di architetti si è cimentata con le istanze del culto cristiano, confermando la capacità di ispirazione che il tema religioso possiede anche rispetto ai criteri architettonici del nostro tempo. Non di rado, infatti, si sono costruiti templi che sono, insieme, luoghi di preghiera ed autentiche opere d’arte.
La Chiesa, dunque, ha bisogno dell’arte. Si può dire anche che l’arte abbia bisogno della Chiesa? L’artista è sempre alla ricerca del senso recondito delle cose, il suo tormento è di riuscire ad esprimere il mondo dell’ineffabile. Come non vedere allora quale grande sorgente di ispirazione possa essere per lui quella sorta di patria dell’anima che è la religione?
Non è forse nell’ambito religioso che si pongono le domande personali più importanti e si cercano le risposte esistenziali definitive? Di fatto, il soggetto religioso è fra i più trattati dagli artisti di ogni epoca. La Chiesa ha fatto sempre appello alle loro capacità creative per interpretare il messaggio evangelico e la sua concreta applicazione nella vita della comunità cristiana. Questa collaborazione è stata fonte di reciproco arricchimento spirituale…”
Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II
“Con questa Lettera mi rivolgo a voi, artisti del mondo intero, per confermarvi la mia stima e per contribuire al riannodarsi di una più proficua cooperazione tra l’arte e la Chiesa.
Il mio è un invito a riscoprire la profondità della dimensione spirituale e religiosa che ha caratterizzato in ogni tempo l’arte nelle sue più nobili forme espressive. E in questa prospettiva che io faccio appello a voi, artisti della parola scritta e orale, del teatro e della musica, delle arti plastiche e delle più moderne tecnologie di comunicazione.
Faccio appello specialmente a voi, artisti cristiani: a ciascuno vorrei ricordare che l’alleanza stretta da sempre tra Vangelo ed arte, al di là delle esigenze funzionali, implica l’invito a penetrare con intuizione creativa nel mistero del Dio incarnato e, al contempo, nel mistero dell’uomo.
Ogni essere umano, in un certo senso, è sconosciuto a se stesso. Gesù Cristo non soltanto rivela Dio, ma « svela pienamente l’uomo all’uomo. In Cristo Dio ha riconciliato a sé il mondo. Tutti i credenti sono chiamati a rendere questa testimonianza; ma tocca a voi, uomini e donne che avete dedicato all’arte la vostra vita, dire con la ricchezza della vostra genialità che in Cristo il mondo è redento: è redento l’uomo, è redento il corpo umano, è redenta l’intera creazione, di cui san Paolo ha scritto che « attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio ».(Rm 8, 19).
Essa aspetta la rivelazione dei figli di Dio anche mediante l’arte e nell’arte. E questo il vostro compito. A contatto con le opere d’arte, l’umanità di tutti i tempi – anche quella di oggi – aspetta di essere illuminata sul proprio cammino e sul proprio destino.
Sulla soglia ormai del terzo millennio, auguro a tutti voi, artisti carissimi, di essere raggiunti da queste ispirazioni creative con intensità particolare. La bellezza che trasmetterete alle generazioni di domani sia tale da destare in esse lo stupore! Di fronte alla sacralità della vita e dell’essere umano, di fronte alle meraviglie dell’universo, l’unico atteggiamento adeguato è quello dello stupore.
Da qui, dallo stupore, potrà scaturire quell’entusiasmo di cui parla Norwid nella poesia a cui mi riferivo all’inizio. Di questo entusiasmo hanno bisogno gli uomini di oggi e di domani per affrontare e superare le sfide cruciali che si annunciano all’orizzonte. Grazie ad esso l’umanità, dopo ogni smarrimento, potrà ancora rialzarsi e riprendere il suo cammino. In questo senso è stato detto con profonda intuizione che « la bellezza salverà il mondo ».
La bellezza è cifra del mistero e richiamo al trascendente. E invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quell’arcana nostalgia di Dio che un innamorato del bello come sant’Agostino ha saputo interpretare con accenti ineguagliabili: « Tardi ti ho amato, bellezza tanto antica e tanto nuova, tardi ti ho amato! ».
I vostri molteplici sentieri, artisti del mondo, possano condurre tutti a quell’Oceano infinito di bellezza dove lo stupore si fa ammirazione, ebbrezza, indicibile gioia.
Vi orienti ed ispiri il mistero del Cristo risorto, della cui contemplazione gioisce in questi giorni la Chiesa.
Vi accompagni la Vergine Santa, la « tutta bella » che innumerevoli artisti hanno effigiato e il sommo Dante contempla negli splendori del Paradiso come « bellezza, che letizia era ne li occhi a tutti li altri santi ».
« Emerge dal caos il mondo dello spirito »! Dalle parole che Adam Mickiewicz scriveva in un momento di grande travaglio per la patria polacca traggo un auspicio per voi: la vostra arte contribuisca all’affermarsi di una bellezza autentica che, quasi riverbero dello Spirito di Dio, trasfiguri la materia, aprendo gli animi al senso dell’eterno.
Con i miei auguri più cordiali!
Dal Vaticano, 4 aprile 1999, Pasqua di Risurrezione.”
– Lettera agli artisti di Giovanni Paolo II