Mummie da mangiare? hai mai immaginato che un rimedio per il mal di testa o un qualunque disturbo potesse includere un ingrediente quanto meno insolito, come una mummia? Sì, hai letto bene: una mummia! Questa pratica, che potrebbe sembrare degna di un film dell’orrore, era invece una realtà nell’Europa medievale. E non stiamo parlando di un fenomeno marginale, ma di una vera e propria tendenza che ha coinvolto intere generazioni. Ma come si è arrivati a considerare i resti imbalsamati dei defunti come una possibile cura per i mali?
Tutto iniziò con un’enorme serie di fraintendimenti e traduzioni errate. Nel XV secolo, se soffrivi di mal di testa, disturbi di stomaco o persino cancro, non sarebbe stato strano che ti venisse prescritto un rimedio a base di mummia egiziana. I corpi imbalsamati erano visti come una merce preziosa non tanto per il loro valore storico, ma per le loro presunte proprietà curative.
Questo sorprendente fenomeno ci porta a domandarci: come è iniziata questa bizzarra pratica?
La risposta risiede in una serie di errori di traduzione che hanno avuto luogo tra l’XI e il XII secolo. La parola chiave in questo intricato puzzle è “mumia“, un termine che in origine si riferiva a una sostanza bituminosa rinvenuta in Persia e apprezzata per le sue qualità curative. Tuttavia, a causa di una somiglianza linguistica, la parola “mumia” cominciò ad essere associata ai corpi imbalsamati egizi, dando il via a un’epoca in cui il consumo di resti mummificati veniva considerato un’efficace pratica medica.
Cannibalismo medico nell’Europa medievale
Il concetto di “cannibalismo medico” potrebbe suonare estremo, ma era una pratica sorprendentemente diffusa in Europa durante il Medioevo. Questa credenza radicata sosteneva che alcune parti del corpo umano, inclusi sangue, grasso e, sì, anche resti mummificati, potessero avere proprietà curative. Il consumo di mummie non era dunque un’aberrazione isolata, ma parte di una più ampia tradizione che vedeva nel corpo umano una fonte di rimedi salutari. Questa pratica, benché oggi ci possa apparire macabra, era all’epoca accettata e persino considerata innovativa.
Il potere curativo attribuito alle mummie
Ma cosa spingeva i medici dell’epoca a prescrivere mummie come cura? La risposta risiede nelle credenze mediche medievali, secondo le quali le mummie possedevano proprietà uniche capaci di combattere malattie e disturbi. Questa convinzione era tanto forte che i medici prescrivevano mummie polverizzate per un’ampia gamma di malattie, dal semplice mal di testa fino a condizioni più serie come gli attacchi di cuore. La mummia, quindi, non era vista come un residuo di morte, ma come un potente strumento di vita e guarigione.
La domanda supera l’offerta: il commercio di mummie false
L’alta domanda di mummie, alimentata dalle credenze mediche dell’epoca, portò inevitabilmente alla creazione di un mercato per le “false mummie”. Man mano che la domanda cresceva, i saccheggiatori di tombe non erano più in grado di fornire un numero sufficiente di autentiche mummie egiziane, portando così alla comparsa di un mercato nero. In questo contesto, non era raro che cadaveri recenti, di criminali giustiziati o di schiavi, venissero trattati e venduti come se fossero antiche mummie egiziane. Questa pratica non solo dimostra la disperata ricerca di rimedi da parte dell’Europa medievale, ma anche la prontezza di alcuni a sfruttare queste credenze per il proprio guadagno.
Credi che ci siano altre pratiche mediche del passato che potrebbero sorprenderci oggi come il consumo di mummie? Condividi le tue riflessioni nei commenti!