Nel cuore delle Cicladi, sull’isola di Paros, gli archeologi greci hanno riportato alla luce un antico laboratorio di scultura ellenistico. Un luogo rimasto silenzioso per oltre duemila anni, dove la pietra prendeva forma tra polvere di marmo, frammenti di statue e teste femminili abbozzate. Una scoperta che riporta l’isola sotto i riflettori dell’archeologia mediterranea, ma anche della storia dell’arte antica.
Paros, già nota nell’antichità per il suo marmo finissimo e semi-trasparente, ha fornito materia prima per capolavori immortali come la Venere di Milo. Ma ora sappiamo che non era solo cava, ma anche officina di bellezza.
Un cantiere artistico tra V e III secolo a.C.
Lo scavo è avvenuto nella località di Floga, presso Parikia, l’odierna capitale dell’isola. A guidare le indagini è stata la Cyclades Archaeological Society, sotto la direzione della studiosa Detoratou, con il supporto del Ministero greco della Cultura.
I primi segni di insediamento risalgono alla fine del V secolo a.C., con reperti legati alla vita quotidiana: coppe, vasi da banchetto, frammenti ceramici. Ma qualcosa cambia alla fine del III secolo a.C.: le abitazioni iniziano a trasformarsi in spazi di produzione artistica.
Qui sono stati trovati:
- Sculture incompiute in marmo, molte delle quali raffigurano Afrodite, la dea dell’amore e della bellezza;
- Teste femminili in terracotta finemente acconciate, con capelli intrecciati e orecchini;
- Stampi e matrici in argilla, forse usati per creare modelli o decorazioni;
- E un pavimento coperto da uno spesso strato di polvere di marmo, prova tangibile del lavoro quotidiano degli scultori.
Il marmo di Paros, materiale divino

In età classica, il marmo pario era sinonimo di perfezione. Bianco latte, quasi traslucido, con una grana così fine da sembrare velluto. I Romani lo bramavano, i Greci lo veneravano, gli scultori lo cercavano come oggi si cerca il marmo di Carrara.
Questa scoperta mostra come l’isola non solo esportasse il materiale, ma anche modellasse direttamente le forme della mitologia greca. E non è un caso che la protagonista sia Afrodite: nata dalla spuma del mare, legata alle isole, simbolo eterno di armonia e sensualità.
Un andron tra statue e polvere
Tra le sorprese emerse durante gli scavi, anche una sala con pavimento a ciottoli e resti di affreschi: probabilmente un andron, cioè una stanza di rappresentanza riservata agli uomini, usata per simposi e incontri. Un segno che la produzione artistica era intrecciata alla vita sociale, e che l’arte non nasceva mai in isolamento.
Una nuova luce sull’arte greca antica
Queste statue mai terminate non sono solo reperti. Sono tracce di un processo creativo interrotto, che oggi possiamo finalmente osservare da vicino. In un’epoca che celebra l’opera finita, perfetta e iconica, Paros ci ricorda che anche il non-finito ha molto da dire. Forse proprio per questo è così potente.
Ti affascina l’idea di vedere un’opera antica “mentre nasce”? Quale figura mitologica ti piacerebbe scoprire incompiuta, ancora piena di possibilità? Raccontacelo nei commenti. E per altri viaggi tra scavi, storie e arte, seguici su Instagram @icrewplay_arte.