La società patriarcale era una società che possedeva delle regole che oggi sono inaccettabili. Questo tipo di civiltà era considerato normale, soprattutto dal periodo Napoleonico (Neoclassicismo o Impero) come ancor prima lo era lo schiavismo: basterebbe pensare che per gli illuministi, la libertà della Rivoluzione francese non era proiettata su schiavi e donne.
Quando si studia la storia bisogna capire che ogni fenomeno è figlio del suo tempo (la storia non va attualizzata), oggi un tema molto scottate è la questione del patriarcato, ma è sbagliato parlare di patriarcato?
Sottolineiamo che patriarcato e maschilismo non sono esattamente la stessa cosa: il patriarcato era un sistema, e si evince dalla parola stessa, di protezione dentro il quale la donna aveva il ruolo di ancella: doveva obbedire, chinare il capo e non discutere. Era raro avere il movente per il femminicidio, perché era difficile che venisse in mente di uccidere una figura ancillare; e qui si parla a livello teorico.

La società: patriarcato vs maschilismo
La fine del patriarcato e l’inizio dell’emancipazione della donna hanno fatto nascere il pensiero che la donna debba smettere di emanciparsi e ritornare a obbedire. Purtroppo questa ideologia è nata non propriamente in una società patriarcale, ma in una società maschilista.
Oggi non è più un modello unico come il patriarcato, ma ci sono molteplici individualità lasciate sole a se stesse, non educate al sacrificio e alla accettazione del rifiuto, dove un “no” diventa un affronto e un fallimento personale. Questo perché non siamo più educati, e il patriarcato, sebbene non fosse la migliore delle educazioni, non è necessariamente la causa. Siamo educati al successo a all’ego spropositato dell’IO; oggi siamo abituati all’apparire, alla famoseria, al prevalere, a una malsana competizione nell’essere i numeri uno.
Nessuna giustificazione in determinati atti esecrabili, ma non bisogna trovare per forza una causa a parole che hanno un altro significato. Il patriarcato era un fenomeno molto tangibile e reale fino agli anni ’60, per poi frantumarsi senza lasciare il posto a un sistema valoriale più giusto. Il patriarcato era un tipo di organizzazione famigliare contrapposto a matriarcato, in cui i figli entrano parte del gruppo appartenente al padre, da cui prendono il nome e i diritti che essi, a loro volta, trasmettono ai discendenti diretti o prossimi nella linea maschile.
Una struttura in base alla quale gli uomini avevano potere di decidere sulla sfera privata e pubblica della famiglia; vigeva il diritto paterno, ossia il controllo esclusivo dell’autorità domestica, pubblica e politica da parte dei maschi più anziani del gruppo. Patriarcato significa legge del padre, e storicamente significava proprio questo.

Il maschilismo è la superiorità dell’uomo nei confronti della donna, connessa direttamente con gli attributi della virilità. Mentre patriarcato e matriarcato sono precisi storicamente, il maschilismo è coniato dal femminismo ed è una forma mentis che si basa sulla superiorità dell’uomo nei confronti della donna; al contrario, il femminismo, professa gli ideali dell’uguaglianza, non ricerca la superiorità dell’uomo nei confronti della donna, superiorità – quella maschilista – che talvolta sfocia nella violenza ingiustificata e inevitabilmente connessa col bisogno dell’uomo maschilista di dover affermare la propria superiorità.
Per gli andamenti storici il periodo dove il patriarcato fu molto più evidente lo troviamo dall’800 agli anni ’60 del ‘900, ma quando si parla di nascita e diffusione del patriarcato trattiamo un periodo storico che si colloca tra la fine del neolitico e l’inizio dell’età del bronzo, all’incirca tra i 6000-4000 anni fa, agli albori delle prime civiltà stanziali, agricole e pastorali, e dei primi agglomerati urbani.
Ma non tutti i popoli, le tribù, possedevano una società patriarcale. Mentre dall’inizio del periodo Napoleonico fino al secondo dopoguerra si aveva una società, come livello di educazione tra America, Europa, Africa e Asia, dove il patriarcato era per la maggiore. Tale collocazione storica così remota, quindi priva di certezze storiche monolitiche – pur ricca di reperti e testimonianze archeologiche e antropologiche –, ci costringe a muoverci sul piano di ipotesi, ma di certo la diffusione del patriarcato fu un processo molto lento.

Vorrei sottolineare le società storiche matriarcali, così da poter porre fine all’uso improprio delle parole come: patriarcato, matriarcato, maschilismo e femminismo. Il matriarcato è un’organizzazione della società al cui interno le donne mantengono un grado di potere superiore rispetto agli uomini (il contrario di patriarcato) su tutti o quasi tutti gli aspetti della vita sociale e politica. In queste società la discendenza veniva trasmessa attraverso la linea femminile, come nel patriarcato con la linea maschile; ma in certe società, però – e sono dette matrilineare –, non era detto che le donne possedevano anche il potere sociale e politico.
Cito degli esempi noti di società matriarcali nella storia (e si sono mantenute a oggi): i Mosuo in Cina, i Minangkabau in Indonesia, i Bribri in Costa Rica, i Khasi in India e gli Irochesi in Nord America.
Per motivazioni storiche, culturali e sociali il patriarcato è più diffuso. In particolare in Occidente, il patriarcato è stato consolidato dalla diffusione delle ideologie religiose – per molti monoteiste, ma anche le civiltà greche e romane (sebbene avessero divinità che rappresentassero il femminile) erano de tutto patriarcali –, dall’evoluzione di strutture economiche e politiche come il capitalismo e il colonialismo.
Greci, romani, celti e germanici si sono imbattuti in società matriarcali, queste popolazioni indoeuropee hanno fatto guerre e conquistato le popolazioni europee matriarcali. Prendiamo in considerazione il libro di Heide Goettner-Abendroth (Le società matriarcali. Le società matriarcali del passato e la nascita del patriarcato. Asia occidentale e Europa), per capire meglio la struttura patriarcale e matriarcale non dobbiamo solo prendere il modello della guerra; la nascita del patriarcato ripercorre tutti i passi che hanno portato alla domesticazione delle donne e poi alla loro sottomissione, e alla conseguente sottomissione di tutte le classi non egemoni.
Nonostante una credenza diffusa e ancora oggi divulgata, non è stato con l’uso della clava che il potere maschile si è affermato, bensì con il mercimonio delle donne, indispensabile ai guerrieri invasori per assicurarsi una progenie a cui trasmettere proprietà e potere – prendiamo per esempio i greci quando approdarono nell’isola sicula, o i latini con il ratto delle sabine, erano solo uomini che presero le donne del posto. Il degrado dello status femminile è proceduto di pari passo con l’affermarsi del potere del padre di famiglia, con l’emergere di dei maschili tuonati e rabbiosi fino alle religioni e la politica che hanno definitivamente affossato la religione della dea e la centralità femminile della procreazione.
Quindi, dimentichiamo che il patriarcato è nato dai monoteismi e che il maschilismo sia uguale dal patriarcato. Aggiungerei di studiare profondamente la società greco-romana, intrinseca di patriarcato dove addirittura, i latini, il padre (il più anziano) aveva potere sulla vita non solo delle donne, ma anche sui figli e dove era uso comune avere dei rapporti con giovani prima dell’adolescenza.
Schuré stesso (I grandi iniziati) spiega sui druidi il passaggio da matriarcato a patriarcato, e di come la società egizia fosse invece al pari: le donne erano considerate al pari degli uomini ed erano una parte complementare della società, indispensabili per l’equilibrio del Paese. C’era una divisione tra società matriarcale e patriarcale e camminavano di pari passo, era doveroso riconoscere l’uguaglianza del Sacro Maschile e del Sacri Femminile. La coscienza matriarcale era associata all’eternità, ai cicli del tempo, al rituale, alla magia, agli stati alterati e all’arte; mentre la coscienza patriarcale era associata alla storia, al tempo lineare, al dogma, alla razionalità, alla realtà della veglia e alla scienza. Entrambi avevano lo stesso valore.