Per Elisa di Beethoven: in occasione del 250° anniversario della nascita di Beethoven, Violante Placido, come voce recitante, Davide Alogna al violino e Giuseppe Greco al pianoforte, prenderanno parte al concerto di domenica 18 ottobre alle ore 18 al Teatro moderno di Grosseto.
L’evento è stato realizzato in collaborazione col Comune di Grosseto, Patrocinato dal Ministero della Difesa e della Sicurezza ed è stato inserito nell’ambito della Stagione Musicale La voce di ogni strumento.
I corridoi del teatro moderno saranno inoltre arricchiti da alcuni elaborati cartacei, realizzati con tecniche grafiche e pittoriche e liberamente tratti da un ritratto ottocentesco di Beethoven, eseguito dal pittore tedesco Karl Stieler nel 1820. Gli autori sono i ragazzi di due classi del Liceo Artistico del Polo Bianciardi, con la guida del professor Daniele Govi.
Attraverso questo evento benefico verrà donato tutto il ricavato, al netto delle spese, alle Associazioni beneficiarie, in particolare: AISM, ADMO, AVIS, AIPAMM, La Farfalla e Compassion.
Lo spettacolo si svolgerà nel pieno rispetto delle norme anti-covid, in linea con le ultime disposizioni in materia di organizzazione eventi.
Beethoven: i segreti di Per Elisa e Lettera all’Immortale Amata
Per Elisa di Beethoven, un mistero che viene portato in uno spettacolo che approfondisce il rapporto di Beethoven con le donne. Uno dei testi di riferimento da cui parte l’evento è Lettera all’Immortale Amata, documento manoscritto, costituito da tre lettere destinate a una donna dall’identità sconosciuta e che fu trovato in un mobiletto della stanza di Beethoven, qualche giorno dopo la sua morte e che riporta la data 6-7 luglio 1812. Sembra che questa donna ricambiò l’amore di Beethoven.
Per Elisa di Beethoven, in tedesco Fur Elise, è un brano composto per pianoforte in La minore, in genere classificato come Bagatella n. 25. La sua partitura non fu pubblicata fino al 1867. Il pezzo fu scoperto da Ludwig Nohl che affermò che il manoscritto originale, andato perduto, era datato 27 aprile 1810.
Per Elisa di Beethoven fornisce a questo spettacolo benefico un ulteriore elemento di mistero. Per quanto riguarda la dedica esistono delle ipotesi molto controverse. Molto probabilmente il titolo originale poteva essere Für Therese (Per Teresa), poichè si pensava che la composizione potesse essere dedicata a Therese Malfatti, figlia di un commerciante viennese. Tuttavia secondo un’ipotesi molto diffusa, sembra che Ludwig Nohl, al quale si riconosce il merito di aver rintracciato questo prezioso tesoro, abbia commesso un errore nella trascrizione della dedica: un errore dovuto alla fretta, all’emozione o alla difficoltà di decifrare la grafìa di Beethoven.
Ed ecco quindi arrivare numerose indagini volte a scavare nel cuore di Beethoven: lo studioso berlinese Kopitz sostenne invece che ad ispirarlo fu la cantante tedesca Elizabeth Rockel, nota anche come Elise. Sembra infatti che in quel periodo Beethoven fosse in stretta amicizia con la cantante.
Qualche anno fa la ricercatrice statunitense Rita Steblin scoprì un’altra Elisa, come ipotetica destinataria della dedica: la tredicenne Elise Barensfeld, che rapì il gusto estetico di Beethoven, grazie alle sue straordinarie doti canore.
Ma lasciamo per un attimo da parte il pettegolezzo romantico e dedichiamoci ad un accenno di analisi formale della composizione. Gli esperti affermano che Beethoven utilizza la forma del Rondò. La semplicità costituisce la chiave del successo del brano, caratterizzato da una dolce malinconia.
E’ il pezzo che molti giovani pianisti ambiscono a suonare. Nonostante le variazioni presenti all’interno del pezzo, tutto gravita attorno alla sequenza Mi-Re#, che alcuni esperti definiscono “un’ossessione”.
Fu scritto dopo un periodo tempestoso in cui Beethoven aveva gravi problemi di salute, si era aggravata la sua sordità, ma si era dedicato anima e corpo alla composizione.
La serata mette quindi in evidenza un lato intimo del grande artista. Un animo complesso come il suo aspirava in fondo alla semplicità e questo è il filo rosso che unisce Per Elisa con Lettera all’Immortale Amata, scritta mentre si trovava alle terme di Teplitz in Boemia dove seguiva una cura.
“E la mia vita a Vienna è ora così infelice — Il tuo amore mi rende il più felice e insieme il più infelice degli uomini — alla mia età ho bisogno di una vita tranquilla e regolare — ma può forse esser così nelle nostre condizioni”
Quando semplicità e complessità, due facce di una stessa medaglia, si toccano ed entrano in contatto tra di loro, lì nasce qualcosa di straordinario, indefinibile: un artista che plasma la sua epoca, con la quale dialoga tra scontri e incontri, ma sempre con lo sguardo e il passo verso un futuro incomprensibile.
L’amore-odio per il pianoforte, un padre alcolizzato, una madre che soffriva di depressione, la responsabilità verso i fratelli minori. Non sempre tali circostanze creano un artista, ma l’amore-odio per il pianoforte e quell’udito che si affievoliva crearono Beethoven e la sua tempesta interiore, capitalizzata nei gioielli che tutti conosciamo.
Il suo rapporto con le donne è solo una minima parte di ciò che questo artista ha rappresentato nella sua epoca, eppure costituisce un complesso pezzo di quel mosaico che muove l’anima di Beethoven e dell’umanità intera. Haydn che fu il suo primo maestro colse forse dei punti essenziali.
«Avete molto talento e ne acquisirete ancora di più, enormemente di più. Avete un’abbondanza inesauribile d’ispirazione, avete pensieri che nessuno ha ancora avuto, non sacrificherete mai il vostro pensiero a una norma tirannica, ma sacrificherete le norme alle vostre immaginazioni: voi mi avete dato l’impressione di essere un uomo con molte teste, molti cuori, molte anime.»
E tu caro Icrewer, ti sei mai lasciato andare all’ascolto di Beethoven? Ti lascio con una lettura della Lettera all’Immortale Amata.