Guarda il video del capolavoro di “Le Mille e una Notte” di Vittorio Zecchin
Sembra proprio di essere davanti all’elaborato pittorico di Klimt, invece, stiamo ammirando l’opera di un artista veneto Vittorio Zecchin, definito il “Klimt italiano” proprio per l’assimilarità delle sue tele al noto pittore austriaco.
Vittorio Zecchin ha certamente colto le meraviglie della secessione viennese ed è stato influenzato dall’artista, dalle forme geometriche, dalle sue rappresentazioni, dalla contrapposizione e forza emotività dei colori e dalla presenza dell’oro nelle opere di Klimt, quell’oro che richiama in particolar modo i mosaici di Bisanzio che colpirono l’artista quando fece il suo viaggio a Ravenna e quel colore brillante e dorato che richiama il mondo dell’oreficeria di suo padre, che Klimt ha avuto occasione di esplorare.
Proprio lo stesso oro, stucco dorato, che Zecchin inserisce nelle sue opere e questi colori carichi di bellezza ricordano anche l’arte del vetro di Murano e delle Murrine di Venezia, un’arte che Vittorio Zecchin apprese dal padre.
I due artisti seppur distanti per posizione geografica, hanno avuto in realtà molto in comune, nonostante la fisionomia del volto somigliante, entrambi nati nell’Ottocento, condivisero gli stessi pensieri della secessione viennese, fondata da Klimt, avendo come obiettivo l’esportazione dell’arte al di fuori del mondo accademico, in tutte le sue forme.
E così come Klimt rimase affascinato, nel suo viaggio ravennese, dai mosaici di Bisanzio che lo influenzarono arricchendo ancor di più la sua arte e riportò nella sua pittura i colori e l’oro dell’arte orafa, appresa dal padre, Vittorio Zecchin al tempo stesso rimase influenzato dalle opere di Klimt viste in una Biennale del 1910, svoltasi a Venezia e riportò nella sua arte i colori e il dorato dell’arte vetraria e delle murrine, tramandatagli dal padre vetraio, professione alla quale lui stesso si è poi dedicato.
Vittorio Zecchin viene infatti considerato anche primo e vero artista cardine del XX secolo del vetro moderno in Italia.
Nel 1918 iniziò a progettare una piccola produzione di opere in vetro trasparente con accenti in oro e smalto e in forme prese dal XVI e XVII secolo.
La sua exploit artistica avvenne nel 1914, quando esordì con il ciclo pittorico di Le Mille e una Notte.
L’arte di Vittorio Zecchin
Vittorio Zecchin, nato nel 1878, figlio di un vetraio di Murano, è un artista non molto noto oltre le acque della laguna, dalle quali egli stesso preferì non uscire. Non ha mai lasciato la sua amata Venezia, il suo elaborato artistico si è svolto sempre in quella bellissima atmosfera, in quella piccola e romantica città, d’altronde come dargli torto aveva tutto, era circondato da così tanta arte, dalla tranquillità del posto, la sua musica era il suono dell’acqua e il fruscio del vento che si univano alla visione panoramica che Venezia ancora oggi ci offre.
Diplomatosi all’Accademia di Belle Arti a Venezia, Vittorio Zecchin non riusciva a ritrovarsi nel verismo di quel secolo, così decise di abbandonare la sua arte ed iniziò a lavorare come operaio.
Successivamente Vittorio Zecchin si ritrovò a lavorare in una bottega del vetro di Murano dove acquisì molta familiarità con le diverse tecniche utilizzate nella lavorazione del vetro.
Fu proprio qui che la sua vocazione artistica riemerse e iniziò a dedicarsi alla vita artistica veneziana. Le frequenti Biennali che si svolgevano a Venezia e la sua curiosità, gli fecero conoscere i vari stili pittorici dell’epoca. In una di queste Biennali ci fu l’incontro con l’ arte di Klimt nel 1910.
Vittorio Zecchin ne rimase affascinato, sicuramente quei colori, quelle forme suscitavano in lui un senso di appartenenza, una sensazione di casa, si accostavano alla sua idea di arte e soprattutto fece riemergere in lui quei colori e forme delle murrine.
Collaborò a molte mostre dove conobbe valorosi artisti che colsero il messaggio delle secessione viennese. In quegli anni Ca’ Pesaro, grazie alla dedizione di Felicita Bevilacqua, divenne un influente museo di arte moderna e Vittorio Zecchin immerso nella sua carriera artistica creò un piccolo numero di mosaici in vetro in stile secessionista che vennero esposti durante le varie mostre di artisti emergenti, in particolare a Monaco di Baviera e alla Biennale di Venezia nel 1914, questo fece crescere d’importanza il suo nome e lo portò a conoscere giovani artisti come Amedeo Modigliani, Umberto Boccioni e Teodoro Wolf Ferrari.
Vittorio Zecchin raggiunse il massimo della sua espressione artistica nel 1914, a 36 anni, quando compose il suo capolavoro della pittura Liberty a Venezia: Le Mille e una Notte uno straordinario ciclo pittorico decorativo di ben 12 tele realizzato per l’Hotel Terminus di Venezia, oggi smembrato.
E proprio a Venezia, a Ca’ Pesaro sono conservate 6 delle 12 tele che ornavano la sala da pranzo dell’Hotel Terminus:
- “Le principesse ed i guerrieri”
- “Principessa e guerriero”
- “Guerrieri”
- “Tripode degli incensi”
- “Corteo delle principesse”
- “Principesse nel giardino”
“Il corteo nuziale della principessa Badr-al-Budùr si stendeva attraverso un tripudio di linee sinuose e decorazioni in oro applicato a pastiglia, arricchite dal forte cromatismo che risente sia della tradizione vetraria muranese che delle forme della Secessione, che Zecchin conobbe soprattutto alla Biennale del 1910″
Successivamente Zecchin si dedicò esclusivamente all’arte vetraria. Nel 1921 divenne capo dell’azienda vetraria Vetri Soffati Muranesi Cappellin Venini & C., o VSM Cappellin Venini & C., e poi rinominata Maestri Vetrai Muranesi Cappellin & C., o MVM Cappellin & C., diventando il maestro più rinomato del tempo.
Durante la sua vita artistica continuò a lavorare nella sua azienda e a collaborare anche con vetrai e design dell’epoca. Pubblicò due libretti con disegni personali uno dedicato alla storia del vetro e l’altro alla storia del mosaico ed insegnò l’arte vetraria nella “Scuola per l’Industria Vetraria” e la scuola per apprendisti “Abate Zanetti” e all’istituto tecnico “Instituto Vendramin Corner”.
Morì nel 1947 nella sua amata Murano.
Le Mille e una Notte di Vittorio Zecchin
Le Mille e una Notte è forse il capolavoro celebre dell’artista, commissionatogli dall’Hotel Terminus al Lido per allestire la propria sala da pranzo, le Mille e una Notte di Vittorio Zecchin comprendeva ben 12 pannelli pittorici di olio su tela e stucco dorato che coprivano una superficie di circa quaranta metri quadri.
La sala era inondata dal turbinio di linee, forme e colori e chiunque vi entrava ne rimaneva estasiato ed affascinato riconoscendo all’artista la sua bravura, tanto da considerare il ciclo pittorico il capolavoro dell’arte Liberty in Italia. Successivamente l’hotel ebbe la felice idea di cambiare la struttura in base al gusto dell’epoca e questo portò allo smembramento del ciclo, così da dividerlo in 12 pannelli di cui 6 oggi conservati alla Galleria d’Arte Moderna di Cà Pesaro ed altri 6 sparsi, finiti in collezioni private o trovati ed acquistati all’asta. Oggi l’hotel non è più esistente a causa dei bombardamenti della seconda guerra mondiale.
L’artista per ornare la sala da pranzo dell’Hotel trasse ispirazione dalla storia di Aladino, venne rappresentato il momento preciso in cui Aladin si reca dall’imperatore per chiedere in sposa la bella principessa, prese forse spunto dal racconto dello storico Umberto Notari, che ne pubblicò una versione non integrale nel 1913.
Osservando le opere si è assorti in una descrizione pittorica fiabesca ed orientale sottolineata dalle forme geometriche e dai colori brillanti. Bellissime principesse semi-nude dal colorito della pelle candida ritratte di profilo, quasi a richiamare le pitture dell’arte egizia, controllate da guerrieri imponenti, le quali con la loro leggiadria porgono sfarzosi e colorati fiori e doni all’imperatore.
Geometriche forme dello sfondo, tondi, triangoli quadrati e tonalità di colori brillanti, di alberi colorati che si fondono con le vesti sontuose e variopinte dei soggetti rappresentati. E poi il colore essenziale per l’eccellenza che fa da unione l’oro, stucchi dorati in rilievo.
Un olio su tela dipinto come un acrilico reso dalla brillantezza e dalla texture espressiva del colore ed esaltato da questi bellissimi stucchi dorati.
Il dipinto è impreziosito ancora di più da gemme che l’artista incastona nelle lunghe vesti delle principesse, negli scudi dei guerrieri e negli alberi del magico giardino.
Ai tempi l’artista venne considerato copiatore di Klimt e non venne messa in risalto la sua vera tecnica pittorica e il suo elaborato artistico, così come scrive il drammaturgo Damerini, lo stesso che difende Vittorio Zecchin evidenziandone le sue doti:
“tele immense, con fantasie di principesse assire, schiave etiopi, guerrieri neri su fondo oro, tra rivoli d’argento e costellazioni di pietre preziose”
” egli distendeva, invece, sulle sue tele in tondini, quadrati, triangoli, in occhieggiamenti, le superfici pavonesche delle murrine, disponendole entro figurazioni fantastiche e piatte che richiamavano alla memoria i cartoni per le invetriate”
La storia di Le Mille e una Notte
Vittorio Zecchin trasse ispirazione dalla storia magica di Le Mille e una Notte, una raccolta di racconti orientali di origine persiana, indiana, mesopotamica ed egiziana del X secolo, che in realtà hanno origini ben più antiche, probabilmente risalgono all’VIII secolo o ancor prima, quando queste storie venivano tramandate oralmente dagli antichi del villaggio alle generazioni successive, fino ad essere tramutate poi in forma scritta.
Il numero letterario 1000 in arabo significa “innumerevoli”, sottolinea le innumerevoli storie e racconti scritti da diversi autori che compongono l’opera e il numero uno (una notte) ,e perciò 1001, non va preso alla lettera ed indica “infinito”, alcune edizioni del libro includono invece quella notte nelle mille, elaborando così un racconto di mille favole.
L’opera è stata più volte cambiata e reinterpretata nelle varie traduzioni linguistiche, in Italia e soprattutto grazie alla Disney conosciamo una versione di uno dei racconti delle Mille e una Notte ed in particolare la Storia di Aladino e Jasmine una rivisitazione in chiave Disney.
Aladino e la lampada magica, infatti, è uno dei più celebri racconti de Le Mille e una Notte che appare la prima volta nell’edizione in francese di Antoine Galland e non nella versione integrale.
In particolare l’artista Vittorio Zecchin in questo ciclo pittorico ha tratto ispirazione dal racconto cardine dell’opera e cioè dell’imperatore persiano e la principessa Sharhazad.
La storia essenzialmente si basa sull’ira dell’imperatore Shahriyar successore al trono, dopo la morte del fratello avvenuta a causa dello sconforto per il tradimento della moglie con un eunuco.
Divenuto imperatore, Shahriyar scopre anch’egli il tradimento di sua moglie con gli eunuchi e sconfortato ed irritato si vendica uccidendo la consorte e tutte le guardie.
Estende, però, questa rabbia su tutte le donne e vendicandosi dell’adulterio femminile in sè sposa ogni giorno una ragazza diversa del regno per poi ucciderle sistematicamente durante la notte di nozze.
Un giorno la principessa Sharhazad, figlia del visir imperiale, progettò un piano per metter fine a questo genocidio e decise pericolosamente di offrirsi come sposa all’imperatore.
Così durante la notte mentre Shahiryar si accingeva ad uccider la principessa, Sharhazad si fermò nelle sue stanze raccontandogli delle storie interessanti che celavano delle morali e che attirarono la sua attenzione suscitandone curiosità.
L’ingegno era quello di interrompere il racconto sul più bello e rimandarlo alla notte successiva, questo fece guadagnare molto tempo alla principessa.
Così fece per “Mille e una Notte” ed in tutto questo tempo l’imperatore ascoltando la morale dei racconti della bella principessa capì le sue colpe, capì di aver sbagliato ad accanirsi così, se ne innamorò e decise di governare in pace e prosperità.