C’è una data che segna l’inizio di tutto. Una data che, anche se immersa nel mito, continua a risuonare con forza nei secoli. È il 21 aprile del 753 a.C., giorno in cui – secondo la leggenda – Romolo fonda Roma.
Un gesto semplice: tracciare un solco con un aratro. Un confine. Un inizio. Ma anche un fratricidio, una rottura, un sacrificio. Perché Roma, la città eterna, nasce con il sangue, e proprio da quel gesto primordiale si costruisce una delle storie più affascinanti e complesse dell’intera civiltà occidentale.
Il gesto fondativo: un’aratura che diventa mito
Secondo il racconto di Plutarco e Livio, Romolo traccia un solco con l’aratro sul Palatino: è il confine sacro della nuova città. Chi lo oltrepassa, sfida gli dèi. E infatti Remo lo oltrepassa, beffardo. Romolo lo uccide.
Una scena brutale, ma fortemente simbolica: Roma nasce stabilendo un confine tra il dentro e il fuori, tra ordine e caos, tra civiltà e barbarie. Il fratricidio non è solo un atto tragico: è l’atto necessario alla fondazione. L’inizio non può che essere segnato dalla morte.
Questa idea – che ogni costruzione duratura debba nascere dal sacrificio – torna spesso nella storia dell’arte e dell’architettura. Non è un caso che tanti edifici sacri siano legati a miti di sangue, offerte, fondazioni rituali.
L’arte che racconta la nascita

Il mito della fondazione di Roma ha ispirato pittori, scultori, architetti e urbanisti per secoli. Dai rilievi dell’epoca imperiale fino agli affreschi rinascimentali, l’immagine di Romolo e Remo allattati dalla lupa è diventata un simbolo universale.
Ma c’è di più. Alcune delle più celebri rappresentazioni – come quelle presenti nei Musei Capitolini o nel Palazzo dei Conservatori – mostrano la tensione tra fratelli, il momento prima della rottura, non solo l’icona della lupa.
Nel Rinascimento, artisti come Pinturicchio e il Sodoma inserirono il mito nei cicli decorativi delle corti: non come fiaba, ma come modello politico. Un racconto che giustifica il potere e l’idea stessa di civiltà.
Roma come concetto, non solo città
Il 21 aprile non celebra solo l’inizio di una città. Celebra l’inizio di un’idea di ordine, spazio e autorità che attraversa tutta la storia dell’Occidente. “Roma” è diventata un modello, una struttura mentale, un ideale architettonico, urbanistico e culturale.
Ogni città imperiale – da Parigi a Washington – ha preso qualcosa da Roma. Ogni artista che ha rappresentato la città come organismo vivo ha fatto i conti con quella fondazione.
E il fatto che questa data sia ancora oggi celebrata – con rievocazioni, fuochi d’artificio e cortei storici – ci dice qualcosa di importante: nonostante il tempo, abbiamo ancora bisogno di un inizio da raccontare.
Perché parlarne oggi
Perché nella frenesia contemporanea dimentichiamo spesso il valore delle origini. E perché Roma, con tutti i suoi contrasti, ci insegna una lezione che resta valida: niente di duraturo nasce senza un gesto forte, senza una rottura, senza un confine tracciato.
E tu, lo hai mai visto quel punto dove Romolo tracciò il solco? Hai mai sentito quel brivido, camminando sul Palatino, pensando che proprio lì è cominciato tutto?
Se ti va, raccontacelo nei commenti o condividi la tua foto della Roma più antica su Instagram. Le città non nascono solo dal terreno. Nascono da una visione. E da un gesto che rompe il silenzio.