Domenica 20 ottobre 2024 ha avuto luogo un evento del tutto speciale: la prima edizione del Festival rumeno nella provincia di Massa/Carrara. Straordinario evento della tradizione rumena, con la collaborazione tra la Parrocchia Ortodossa Romena Resurrezione del Signore di Massa e la Chiesa Cattolica della Parrocchia San Giuseppe e San Vincenzo.
L’incontro è stato incoronato dalla gioia e dalla gratitudine, gli ospiti hanno potuto godere di questo ritrovo e della celebrazione del Festival, Dal cuore di un romeno. Questa occasione è stata più di un semplice evento: è una testimonianza della unità di fede e della bellezza che sgorga dai cuori dei romeni, dedicata non solo alle usanze popolari e tradizionali di questa magica terra, ma soprattutto da Dio e della vita cristiana.
Non è stato un orpello, ma una scoperta di valori autentici e genuini anche rivolti alla fede tramandata dalla cultura orientale del cristianesimo, in questo caso testimonianza delle tradizioni romene. Il festival Dal cuore di un romeno non è stata solo un’occasione di festa, ma anche un’opportunità per rafforzare i legami tra le generazioni, per scoprire e coltivare i valori morali e per incoraggiare i nostri giovani ad approfondire il legame con i loro antenati, con Dio e con la Chiesa.
Sotto questa luce si sono riuniti non solo per assistere a uno spettacolo, ma anche per rafforzare la comunione e per condividere momenti di grazia e gioia. Il desidero del Padre Spirituale Părinte Dragoș Pavel nell’esprimere i ringraziamenti a Sua Eccellenza Mario Vaccari, Vescovo di Massa Carrara-Pontremoli, che oltre alla sua presenza ha sostenuto la comunità ogni qualvolta fosse stato necessario: sia nell’attività ecclesiastica che in quella interculturale, non è mancato.
Non sono stati trascurati neanche i ringraziamenti a Don Samuele Agnesini, il quale ha condiviso un sincero amore fraterno, a Don Emanuele Borserini, ospite, che ha offerto lo spazio nel quale si sono svolte le attività dell’evento; al fratello Simone Salvador per tutta la disponibilità offerta e, ultimo ma non per importanza, al signor sindaco di Massa Dott. Francesco Persiani, accompagnato dalla presenza della consorte e che hanno accettato volentieri l’invito.
Dopo aver esibito gli usi e costumi nell’arte della Romania, alla fine del festival gli ospiti si sono deliziati con le leccornie tipiche di questa terra, la cucina rumena è caratterizzata da sapori forti e decisi. I piatti tipici di questa gastronomia consistono principalmente di carne, pesce, formaggi e ortaggi.
Un piatto tipico che si è potuto gustare dopo l’evento, oltre alla polenta con i formaggi della zona, sono I sarmale: involtini di cavolo o foglia di vite farciti con un trito di carne e riso, piatto caratteristico e dal gusto unico, tipico dell’Est Europa e, nonostante anche i greci, gli albanesi, i bulgari, i croati e i turchi ne rivendichino la paternità, a Praid in Romania viene celebrata la festa del sarmale.
Per concludere in dolcezza, sempre la gastronomia del folclore rumeno ha offerto dei dolci tipici: Cozonac cu nucă e Poale-n brâu cu brânză.
Il programma del festival, 20 ottobre
Il programma stilato dalla preparazione artistica, intellettuale e spirituale di Părinte Dragoș Pavel ha potuto deliziarci con un elenco di arte folcloristica del cuore rumeno, caratterizzata da poesia, canti e balli.
- Alessia Maria Bujor (poesia popolare), La oglindă (Lo Specchio), di George Coșbuc;
- Giulia Matei (canzone popolare), La oglindă (Lo Specchio);
- Octavian George Pavel (poesia popolare), Dragoste învrăjbită I (Amore Incompreso I), de George Coșbuc;
- Sofia Coman (canto popolare), Mi-am făcut bundiță nouă (Mi sono fatto un nuovo gilet);
- Ana Maria Novac (danza moderna), Danza Moderna;
- Laura Popa (poesia popolare), Spinul (Il Rovo), de George Coșbuc;
- Ionuț și Maria Constantin (danza popolare), Dansuri din Întorsura Buzăului;
- Emanuel Pelin (poesia popolare), Dragoste învrăjbită III (Amore incompreso III), de George Coșbuc;
- Maria Pavel și Ansamblul „Miorița” (canzone popolare), Mă întorc acasă (Torno a Casa), Hai la joc, măi, moșnegele (Vieni a Ballare Vecchio!), Asta-i sârba de demult (questo è un ballo di una volta);
- Ansamblu de dans pentru copii Parohia Massa (danza popolare), Suită de dansuri populare;
- Psb. Loredana Pavel și Ansamblul Miorița (canto popolare);
- Laura Popa și Octavian George Pavel (sketch, momento umoristico), De sub plapumă;
- Invitat Special: Psb. Andrada Georgiana Luca (canti popolari);
- Toată lumea (tutti quanti), Român voi fi mereu.
La Romania nel cuore della storia e degli italiani
La chicca storica non può non essere raccontata, perché all’interno del festival, attivi non solo nella cultura rumena ma anche nella pratica religiosa, nella comunione di fede e nelle liturgie, non sono mancate la presenza di italiani. Non mi riferisco a famiglie della Romania con figli nati in Italia, ma a italiani che hanno intrapreso il percorso dei Balcani e dell’Ortodossia.
Il nome Romania deriva dall’aggettivo latino romanus (romano), l’Impero romano identificava le zone conquistate con la parola in lingua latina Romània. Anche se il romeno viene considerata una lingua romanza, ha avuto anche delle influenze non latine come molte lingue parlate a oggi in Europa, e alcune parole sono ancora più antiche.
L’eredità linguistica del substrato dacico (Dacia per i romani, Tracia per i greci) che si mantiene nella lingua rumena, come le settanta parole celtiche nella lingua francese, le troviamo ancora oggi nel parlato comune e sono: copil, briu, bucura e molte altre; così la lingua romanza daco-mesica, sarà la lingua della Romania.
Gli abiti tradizionali hanno dato quel tocco storico e caratteristico in più, un usanza che in Italia sta andando a perdersi da molti anni ma che nei Balcani è ancora viva, il pezzo principale del folclore, simbolo emblematico della cultura rumena è più di un semplice indumento, è la camicia rumena conosciuta come ie: la regina del costume tradizionale rumeno.
Essa stessa appartiene a un mondo ricco di significati e simboli, oltre alla sua funzione pratica, il costume tradizionale rumeno faceva riferimento allo status sociale di chi lo indossava, forniva indicazioni sulla regione e sulla località di origine, sulla professione e sullo stato civile. Il taglio del costume tradizionale, i suoi accessori, i colori e i motivi decorativi non venivano scelti a caso.
Veniva realizzata nel silenzio, quasi in meditazione, e i motivi utilizzati nella ricamatoria rumena erano tutti simboli, quasi formule magiche attraverso le quali, chi indossava la camicia, raccontava la sua storia. In essa si intrecciavano i propri sogni, desideri con l’ausilio della spiritualità. La ricamatoria tradizionale rumena è il collegamento tra il profano e il sacro, tra questo mondo e il mondo oltre la morte, tra gli esseri umani e Dio.
I motivi folk rumeni sono biomorfi (zoomorfi e fitomorfi, a seconda che il motivo sia tratto dal mondo animale o vegetale), fisiomorfi (che descrivono un fenomeno naturale o cosmico) e geometrici. Questo indumento ha accompagnato l’uomo in tutti gli eventi fondamentali della sua vita, dalla nascita alla morte.
I segreti dell’arte artigianale di confezionare l’abbigliamento si tramandavano di generazione a generazione, le ragazze non si sposavano fino a quando non sapevano filare e tessere. Durante la tessitura le donne pregavano. Il costume popolare era il riflesso dell’anima della donna, la quale, con abilità e maestria cuciva i vestiti con tutta la sua anima, era immortale.
I costumi popolari in Romania sono una tradizione che continua ad andare avanti con gli anni fino ai giorni nostri, ne abbiamo avuto un chiaro esempio durante il festival, e per ogni ballo utilizzavano il vestito tradizionale che corrispondeva alla regione e distretto dalla quale proveniva la canzone.