Giambattista Tiepolo nacque a Venezia il 5 Marzo 1696, era figlio di un mercante e ultimo di nove fratelli.
Il padre morì quando aveva soltanto un anno, lasciando la famiglia ad affrontare notevoli problemi economici.
Iniziò la sua formazione artistica a 14 anni nella bottega di Gregorio Lazzarini dove venne a conoscenza della grande pittura veneziana contemporanea, intrisa di gusto per il grandioso e il teatrale, di cui sarebbe diventato il maggior esponente.
Oltre a questa venne a contatto con l’opera di artisti della sua epoca del calibro di Giovanni Battista Piazzetta, la cui conoscenza lo diresse verso una pitture più cupa e tenebrosa.
Studiò anche l’arte dei suoi predecessori tra cui ricordiamo Jacopo Bassano, Tintoretto e Paolo Veronese.
Il Tiepolo e il Rococò
Solitamente il Rococò viene definito uno stile troppo pomposo, estremamente ricco e carico e, quindi, poco gradevole. Sviluppatosi in Francia nella prima metà del Settecento questo ebbe grande fortuna in tutta Europa, influenzando notevolmente tutte le arti.
Si contrappose al precedente Barocco per la frivolezza degli intenti, in quanto voleva celebrare la vita spensierata della nobiltà della prima metà del secolo.
Per cui fu uno stile elegante ma, allo stesso tempo, dagli accenti molto sfarzosi. Se ciò è evidente nelle opere architettoniche e decorative, lo stesso non si può dire per quelle pittoriche, nelle quali venne invece incentivato l’utilizzo di colori tenui e forme curve.
I pittori di questa corrente erano soliti rappresentare scene pastorali, pranzi sull’erba, donne intente nella loro toiletta quotidiana e vedute.
Nacque, infatti, in questo periodo lo stile vedutista che rappresentava fedelmente scene di paesaggi di tutte le tipologie.
È in questo clima così innovativo ed estremamente diverso dalle epoche precedenti che la pittura del Tiepolo trova la sua massima fioritura.
Nella sua lunga carriera l’artista affrescò tutti i più grandi e importanti palazzi veneziani, ma fu anche a Milano, Aquileia, Bergamo, richiamato dalle più illustri famiglie nobili dell’epoca per rendere loro omaggio con la sua nobile arte.
In un periodo in cui Venezia era in decadimento rispetto agli antichi splendori del passato l’unica cosa che restava era poterne celebrare le antiche glorie attraverso la pittura contemporanea.
È così che vengono commissionate al Tiepolo opere come gli affreschi in Palazzo Ducale che raffigurano le gesta di Nettuno. In Nettuno che rende omaggio a Venezia vediamo come il dio del mare si sottomette alla potenza marittima della Serenissima, offrendole in dono le ricchezze del mare, in omaggio alle vittorie passate.
Sempre a Venezia l’artista affrescò i soffitti di Ca’ Rezzonico con le immagini de l’Allegria nuziale e La Nobiltà e la Virtù accompagnano il Merito verso il tempio della Gloria.
Lavorò anche a Palazzo Labia eseguendo le Storie di Antonio e Cleopatra sulle pareti, Bellerofonte su Pegaso che vola verso la Gloria e l’Eternità sull’oculo centrale della volta e il Trionfo di Zefiro e Flora sul soffitto della Sala degli Specchi.
A Villa Valmarana, vicino Vicenza, il Tiepolo lavorò nel 1757 insieme a suo figlio Giandomenico, anch’egli pittore. Al maestro spettarono gli affreschi del corpo principale dell’edificio: la sala di Ifigenia, la stanza dell’Iliade, quella dell’Orlando furioso, dell’Eneide e quella della Gerusalemme liberata.
La raffigurazione del Sacrificio di Ifigenia è tratta dall’Iliade di Omero: gli Achei non riuscivano a raggiungere la città di Troia a causa del mare in tempesta.
Per questo motivo il re Agamennone chiese all’indovino Calcante in che modo poter risolver il problema ed egli disse che la dea Diana era furiosa con lui, per cui avrebbe placato i mari solo se egli avesse sacrificato la vita di Ifigenia, figlia sua e di Clitemnestra.
Agamennone, se pur tormentato dai rimorsi, diede l’ordine di seguire omicidio.
La scena rappresentata dal Tiepolo è la seguente: Ifigenia, al centro, sta per essere uccisa da Calcante; Agammenone, a destra della scena, si copre il volto col proprio mantello perché non vuole vedere il compimento del crimine di cui si è macchiato; a sinistra, vi è l’arrivo del cervo, inviato da Diana per essere offerto in sacrificio al posto della giovane, rappresentato su di una nuvoletta e accompagnato da un cherubino. La composizione si ispira a modelli classici, come si può evincere dalle colonne ioniche poste in primo piano e dalla teatralità dei gesti dei personaggi.
Negli ultimi anni della sua vita Giambattista Tiepolo fu chiamato a Madrid dal re Carlo III di Spagna che gli chiese di affrescare le sale del nuovo Palazzo Reale.
Qui il pittore eseguì magistralmente il compito che il re gli aveva assegnato rappresentando dei temi tratti dalla mitologia o dalla storia contemporanea, rielaborati comunque in chiave mitologica.
Morì qui, nel 1770, quando ormai lo stile Neoclassico stava soppiantando quello Rococò.
Per ulteriori informazioni consultare il sito di Finestre sull’Arte al seguente link: https://www.finestresullarte.info/arte-base/giambattista-tiepolo-vita-opere-pittore-rococo-settecento .