Molti film si sono basati e hanno raccontato quello che è il ciclo arturiano, anche la Walt Disney Studios Motion Pictures non si è risparmiata con il celebre La Spada nella Roccia, e di film che sono passati nella storia del cinema come Excalibur e il Primo Cavaliere. I Cavalieri della Tavola Rotonda appartiene a quello che viene chiamato il ciclo bretone, la saga ambientata in epoca tardo-antica (probabilmente ampiamente inventata), dove è reale il contesto in cui si svolge.
Il ciclo bretone e il ciclo carolingio sono due cicli letterari medievali epico-cavallereschi che si diffusero in Francia. Nel primo, il ciclo bretone noto anche come ciclo arturiano, è emblematica la figura di re Artù, caratterizzata tra mito e leggenda. Alcuni studiosi ritengono che sia basata su un personaggio realmente esistito, mentre altri lo considerano un personaggio puramente leggendario.
Quello che noi conosciamo come re Artù, quasi sicuramente, fu un valoroso capo della popolazione celtica; si distinse nella lotta contro gli invasori anglosassoni all’incirca tra il V e il VI secolo d.C.. Riuscì a garantire un periodo florido e di sicurezza nei territori del Sud della Gran Bretagna, dopo che i romani lasciarono l’isola. L’impresa alimentò molte leggende e canzoni popolari, dapprima tramandate oralmente, poi (nei secoli successivi), trascritte da prosatori, menestrelli e poeti. Tra questi ultimi spicca il francese Chrétien de Troyes.
Ma chi era re Artù? Era un leggendario sovrano britannico, che viveva circondato dai cavalieri della tavola rotonda nella fortezza di Camelot. Come citato poc’anzi, le storie di Artù e della Spada nella roccia compongono il ciclo bretone: una saga nata nell’Inghilterra medievale, poi oralmente divenuta popolare in tutto il mondo, ma è da secoli gli studiosi si interrogano sulla storicità di Artù e se sia realmente esistito.

Tuttavia nessuna ipotesi sulla sua esistenza abbia mai avuto una piena e più che soddisfacente conferma. Sebbene gli storici abbiano tentato di identificare Artù con vari personaggi reali, le fonti ritrovate sull’argomento sono posteriori all’accaduto degli eventi. Per alcuni, Artù, viene associato allo stesso celebre personaggio che ricopre una nota figura del folklore inglese, Robin Hood; cioè che sia un personaggio in larga parte inventato dai cantastorie, forse ispirato da uno o più uomini realmente esistiti.
Re Artù (King Arthur in inglese) del ciclo bretone o materia britannica, è una saga di racconti che nel Medioevo veniva tramandato oralmente, raccontato dai cantastorie, ispirando romanzi, film, fumetti e persino videogiochi.
I Cavalieri della Tavola Rotonda, la leggenda
Partiamo dalla leggenda, Artù era un re romano-britannico che visse tra V e VI secolo d.C.. Combatté contro gli invasori angli e sassoni, provenienti dall’Europa continentale. Era figlio illegittimo del re di Pendragon e guadagnò il diritto alla successione. Come? Riuscendo a superare una prova nella quale tutti gli altri candidati al trono avevano fallito: estrarre una spada conficcata nella roccia. Divenuto sovrano respinse gli invasori, combattendo con la sua spada leggendaria Excalibur e raccolse nella sua fortezza di Camelot i cavalieri riuniti in una Tavola rotonda.
Famosa è la storia d’amore tra Lancillotto e Ginevra (moglie di re Artù), dalla quale venne smosso l’equilibrio del regno. Nella storia, Ginevra era stata spinta all’adulterio da Mordred, un figlio che Artù aveva concepito con la sorellastra Morgana; quest’ultima lo trasse in inganno con la magia.
Dopo il tradimento, Lancillotto partì alla ricerca del Sacro Graal (il vaso, o la coppa, leggendario nel quale fu raccolto il sangue di Gesù) per espiare la sua colpa. Tra Artù e Mordred scoppiò una guerra sanguinaria. Il figlio fu ucciso e il padre, ferito, si trasferì sull’isola di Avalon, ritirandosi “a vita privata”.
I Cavalieri della Tavola Rotonda, le fonti storiche nella storia
Rispondiamo ai quesiti su quanto sia storica la figura di re Artù, analizziamo attraverso quali fonti siamo venuti a conoscenza del personaggio: i primi cenni si trovano nella Historia Brittonum (Storia dei britanni) scritta dal monaco Nennio nel IX secolo (quindi diversi secoli dopo le vicende narrate). Nennio (o Nemnius o Nemnivus) fu un monaco gallese al quale gli venne attribuita la paternità della Historia Brittonum, un’opera che racconta la storia del popolo britannico.
La figura di Artù divenne popolare in molti Paesi europei sin dal X-XI secolo, ma la storia fu raccontata nel dettaglio per la prima volta solo da Goffredo di Monmouth nella sua Historia Regum Britanniae (Storia dei re di Britannia), un’opera pseudo storica del 1136. Quest’ultimo fu uno storico, scrittore e vescovo britannico medievale; le sue opere vennero scritte in latino e sono oggi considerate opere di fantasia con sporadici elementi storici.
Nella sua forma definitiva apparve per la prima volta alla fine del Quattrocento nel romanzo di Thomas Malory La morte di Artù. Un’opera scritta mettendo insieme diversi romanzi francesi e inglesi su re Artù, anche se contiene del materiale originale realizzato da Malory e alcune sue personali interpretazioni di questi antichi racconti.

Rispondere alla domanda se Artù sia mai esistito realmente non è semplice, ma alcune certezze le abbiamo: molti particolari della storia sono sicuramente inventati (la spada nella roccia, la ricerca del Graal, ecc.), ma è reale il contesto nel quale sia situata la vicenda, cioè la Gran Bretagna dell’epoca tardo-antica, invasa da popolazioni europee che presero il sopravvento sulla civiltà romano-celtica già esistente.
Un errore tipico, o più errori, trasmesso nei film che raccontano la vicenda di re Artù e i Cavalieri della tavola rotonda è l’incastellamento; quest’ultimo avvenne dall’anno mille in poi. Anche le armature non rappresentano guerrieri e cavalieri del V secolo, come gli abiti e le acconciature sia maschile che femminili. Duelli con la spada non duravano ore, se uno di loro era un abile cavaliere, con due o tre movimenti l’altro era morto.
Il Medioevo è un periodo lungo, nei film hanno sempre degli stereotipi che non sono la realtà, come le frecce infuocate. Queste ultime non si usavano quasi mai, erano abbastanza inutili a meno che non si volesse dar fuoco a qualcosa di legno. Gli assedi richiedevano settimane, mesi o persino anni. Un massiccio attacco contro le grandi mura difese dagli arcieri era un suicidio. Troppe sarebbero state vittime.
La battaglia definitiva non esisteva, entrambi gli eserciti si avvicinavano in una sorta di formazione, combattevano un po’, facevano un passo indietro, poi avanti, c’erano le condizioni climatiche e i giorni di festività religiosa. La presenza di Dio era ovunque, ogni cosa a cui pensavano era vista attraverso Dio. Nei film i dialoghi sono troppo contemporanei, e lasciano troppo spazio a una visione non medievale del mondo.
Il re non aveva il potere assoluto, sia questa visione del sovrano che i roghi sono una questione rinascimentale. Il suo potere si basava sui suoi signori e sulla Chiesa, non potendo essere il sovrano assoluto. Tipico medievale (e anche qui va distinto quale periodo) furono anche le carte o i concili in cui gli interessi del regno venivano scritti o presentati al sovrano, come ad esempio la Magna Charta inglese.
I cavalli erano costosi, ma nei film ambientati nel Medioevo sono ovunque. Solo i nobili o i ricchi mercanti potevano permetterseli. Inoltre, le selle e la monta sul cavallo sono sempre errati. Per arare i campi si faceva uso di buoi, e solitamente diverse famiglie contadine condividevano una sola squadra di buoi. I cavalli entrarono nell’agricoltura quando la cultura dei cavalieri si estinse.
La caccia era un privilegio per i nobili, era regolata e permessa solo previa autorizzazione del proprietario del bosco. Se infrangevi quella regola e davi la caccia a un cervo nella bosco del re, venivi giustiziato; è proprio nel Medioevo che nasce il concetto di bracconiere.
E Artù? Molti studiosi ritengono che sia stato ispirato da figure realmente esistite. In particolare, hanno individuato diversi punti di contatto tra lui e un tale Riothamus, un re dei britanni che fu tradito da uno dei suoi sottoposti (come Artù venne tradito da Mordred) e morì in una località in Borgogna chiamata Avallon. Tuttavia conosciamo molto poco del personaggio, menzionato solo dallo storico goto Gerdane, al punto che non si può escludere nemmeno che Riothamus non fosse un nome proprio, ma un titolo.
Altri storici ritengono che il mitico protagonista del ciclo bretone potrebbe essere ispirato a uno dei comandanti militari romano-britannici, i quali si scontrarono contro gli invasori angli e sassoni: Ambrogio Aureliano, un condottiero romano restato in Britannia dopo il ritiro delle legioni nel 408, oppure Artorius, un altro generale di Roma vissuto nel II secolo d.C..
Le località menzionate nel ciclo bretone non sono facilmente identificabili: come Camelot e Avalon. L’ipotesi più realistica è che Artù e i suoi cavalieri siano in larga parte personaggi di fantasia, ma che abbiano forse qualche collegamento o siano ispirati con uno o più personaggi realmente esistiti.
