Può la lettura di un libro, generare una catena di bellezza che si esprime attraverso le arti figurative? La lettura de Il castello dei destini incrociati di Italo Calvino ha ispirato l’arte di Pino Settanni (1949-2010) che dal 1994 si dedicò alla serie fotografica dei Tarocchi.
Per questo studio egli si ispirò a Caravaggio, a Durer e Bruegel il Vecchio. Le figure da lui fotografate nei sei mesi trascorsi in studio per lavorare a questo progetto sono state rappresentate con sembianze umane.
I Tarocchi di Pino Settanni in mostra alle Stanze della Fotografia a Venezia, dal 30 agosto al 26 novembre 2023
La mostra è composta da 61 immagini di cui 22 sono gli Arcani maggiori, 16 gli Arcani minori e una serie di foto in backstage.
L’esposizione è stata possibile grazie all’Archivio Luce che aveva acquisito e digitalizzato l’intero fondo fotografico di Pino Settanni, composto di oltre 60.000 immagini.
Pino Settanni, uno dei più grandi esponenti della fotografia contemporanea
Settanni nacque a Grottaglie il 21 marzo del 1949 e morì il 31 agosto 2010. E’ stato definito un pittore con la macchina fotografica, un cannibale della retina. Di lui Cesare De Seta disse: «non è un fotografo e non è un pittore: mi sembra piuttosto un manipolatore di forme, che piega il mezzo con una straordinaria destrezza al fine che persegue».
Ancora più calzante la definizione di Vittorio Sgarbi che si ritrovò coinvolto nei molteplici ritratti fotografici dell’artista: Osservare, travestire. Sembrano questi i due verbi che hanno ispirato la ricerca fotografica di Pino Settanni. Inoltre, continua il critico d’arte: Settanni si compiace, asseconda il narcisismo dei suoi personaggi, amici cui non chiede un lessico familiare, ma un atteggiamento, una dichiarazione di superiorità, un non equivoco travestimento. Non c’è gioco, non c’è ironia. C’è esaltazione della personalità.
Settanni amava la fotografia sin da quando era giovane. Cominciò a lavorare nel 1966 all’Italsider di Taranto. La sua passione era talmente forte e vitale al punto che nel 1973 lasciò il suo impiego a Taranto per trasferirsi a Roma e cominciare la sua gavetta da fotografo.
Collaborò con i giornali come fotoreporter, frequentò mostre e gallerie e venne poi inserito nel mondo dell’arte dalla moglie Monique Gregory proprietaria di una Galleria in Via del Babbuino.
Fu fondamentale nella sua carriera il suo incontro con Renato Guttuso. Dal connubio tra i due artisti nacque il libro del 1984 Guttuso: fotografia quotidiana.
Dopo un periodo trascorso a Parigi, il ritorno a Roma e il trasferimento in uno studio in Via di Ripetta, nacque l’esperienza dei Ritratti in nero: Moravia, Fellini, Mastroianni, Lina Wertmüller, Benigni, Troisi e Morricone, sono alcuni dei personaggi che hanno posato nel suo studio, vestiti di nero e con un oggetto significativo. Un gioco teatrale che svela la personalità dei soggetti ritratti.
La serie dei Tarocchi, oggetto della mostra si ispira ad un lavoro precedentemente svolto da Guttuso ed utilizza la stessa tecnica del mascheramento e della teatralità.
Vogliamo infine ricordare il suo impegno nel 2002 e nel 2003, quando realizzò per Rai 3 i documentari fotografici Kabul le donne invisibili e Balcani, gli sguardi, la memoria, presentati al Festival Internazionale del Cinema di Locarno.
Informazioni e prenotazioni
Se vuoi visitare la mostra prenota la tua visita sul sito https://www.lestanzedellafotografia.it/it/.