Se pensi che il fascino di Pompei sia legato solo agli scavi all’interno delle sue mura antiche, potresti rimanere sorpreso. Pompei e il futuro degli scavi è un tema sempre più centrale, con una strategia che guarda oltre il sito principale per valorizzare l’intero territorio circostante. Un recente studio condotto dall’Università di Salerno in collaborazione con il Parco archeologico di Pompei ha messo in discussione una convinzione diffusa: nuovi scavi non portano automaticamente più visitatori al sito principale, ma possono fare la differenza in aree meno conosciute.
Gli scavi non bastano: cosa spinge davvero i turisti a visitare Pompei?
Pompei ha superato per la prima volta nella sua storia i 4 milioni di ingressi nel 2024, ma secondo lo studio non è merito esclusivo di nuovi ritrovamenti. L’afflusso turistico dipende da fattori globali, come l’andamento dell’economia, i flussi internazionali e persino le crisi geopolitiche. Nonostante le numerose riaperture di domus e i grandi restauri, il numero di visitatori non subisce impennate legate direttamente agli scavi.

Eppure, i nuovi ritrovamenti hanno un impatto enorme in siti meno sviluppati, come dimostra il caso di Civita Giuliana. Qui, gli archeologi stanno portando alla luce una villa straordinaria con un quartiere servile di dimensioni uniche, dimostrando che c’è ancora tanto da scoprire fuori dalle mura della città antica.
Un cambio di strategia per la Grande Pompei
Il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, ha sottolineato come questo studio abbia un peso determinante nella gestione del sito: non basta scavare, bisogna garantire conservazione e manutenzione. Ogni nuovo ritrovamento implica costi e responsabilità, e in passato non sempre si è tenuto conto della necessità di proteggere ciò che veniva portato alla luce.
Per questo, la nuova strategia punta a una visione più ampia: il concetto di Grande Pompei. Non solo il sito archeologico principale, ma un intero paesaggio tra il Vesuvio e il mare, dove ogni scavo può contribuire alla crescita culturale ed economica dell’area.
Investire nel passato per costruire il futuro
Secondo il professor Luigi Petti, co-autore dello studio, la valorizzazione di nuovi siti segue un andamento ben preciso: all’inizio è necessario un grande investimento senza ritorni immediati, ma col tempo il valore del sito cresce esponenzialmente. Un modello che, se applicato con intelligenza, può trasformare il territorio intorno a Pompei in una risorsa inestimabile per il turismo e la ricerca.
Il messaggio è chiaro: Pompei non è solo Pompei, ma un insieme di siti e storie che meritano di essere esplorate e valorizzate. Sei mai stato in uno dei luoghi meno conosciuti dell’area archeologica? Raccontaci la tua esperienza nei commenti!