Non so a voi – cari lettori – ma per me vacanza non significa solo mare, ma anche arte e cultura. Ho avuto la possibilità, durante le ferie, di poter far visita al Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide (Cassano allo Ionio) e il Parco Archeologico di Sibari.
Museo Nazionale Archeologico della Sibaritide
Il Museo – che si trova tra il parco archeologico dell’antica Sybaris e l’odierna Sibari – custodisce al suo interno una vasta collezione di reperti risalenti all’era protostorica della Magna Grecia, alla civiltà romana (concernenti le località di Sybaris, Thurii e Copia), fino alla tarda antichità e al Medioevo. L’edificio, snodato su due livelli, è composto da un nucleo il cui focus è legato all’aspetto organizzativo degli ambienti e ai percorsi espositivi del museo.
Parco Archeologico di Sibari
Il Parco Archeologico di Sibari è uno dei siti più ricchi e più importanti della Magna Grecia. La regione della Sibaritide fu il centro della civiltà degli Enotri, che ebbe il suo periodo di massimo splendore durante l’Età del ferro, prima di essere annientata dai coloni greci proveniente dall’Acaia (730 a.C. circa).
I Greci fondarono Sibari (la cui ricchezza era risaputa, ma la cui sorte fu segnata) dopo la vittoria contro Siris dalla guerra contro Crotone. Plausibilmente le cause del conflitto furono di matrice commerciale e il tutto culminò con la Battaglia di Nika (510 a.C.), che vide la vittoria di Crotone e il disfacimento di Sibari.
I pochi superstiti partirono alla volta della madrepatria, dove ricevettero l’aiuto di Atene per tornare in Calabria e fondarono una nuova colonia chiamata. Nel 194 a.C. la città fu fondata nuovamente come colonia romana con il nome di Copiae, che fu presto cambiato nuovamente in Thurii.
I resti della citta di Sibari vennero individuati e scavati a partire dal 1932 e con particolare intensità dal 1969. Testimoniano l’impianto razionale ellenistico di Ippodamo, con strade che si intersecano ortogonalmente, mentre è scomparsa quasi ogni traccia della città precedente. Nella zona del Parco del Cavallo restano alcuni tra i resti più significativi, risalenti all’età romana. Si tratta di un quartiere organizzato in due grandi plateiai e un teatro.
Sibari: i primi scavi archeologici
Le prime indagini archeologiche risalenti alla prima metà del Novecento consentirono di mettere in evidenza i resti delle strutture antiche. Fu solo sul finire degli anni Sessanta del Novecento che si riuscì a presentare ed approvare un progetto organizzato di scavi e, infatti, fra il 1969 e il 1974 vennero condotte regolari campagne. Furono rinvenute (oltre ai già famosi resti di età romana), strutture risalenti all’età arcaica e classica, inerenti sia alla Sibari arcaica che ai successivi insediamenti.
Dalla fine degli anni ’90 e fino ad oggi, una missione composta da archeologi di diverse Università italiane e straniere, della Scuola Archeologica Italiana di Atene e da archeologi greci ha intrapreso un progetto di scavi a Sibari, grazie al quale la conoscenza archeologica del sito si è enormemente ampliata.
Di grande importanza sono state anche le ricerche archeologiche condotte presso la località della piana di Sibari. Infatti, siti come Francavilla Marittima erano già conosciuti da un punto di vista archeologico molti anni prima della stessa Sibari. Gli studi effettuati a partire dal 1879 hanno portato alla scoperta di una necropoli molto estesa con la presenza di ricchi materiali anche precedenti l’età della colonizzazione greca, ai piedi della collina.
In un secondo momento vennero fatte sorprendenti scoperte – tra queste un’importante iscrizione greca arcaica – relative a quello che in età arcaica e classica fu un santuario greco dedicato a una divinità femminile (presumibilmente Hera o Athena), ma che in precedenza era stato un abitato o un luogo di culto delle genti locali che abitavano nell’area della piana di Sibari prima dell’arrivo dei Greci.